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G e r a l d R o l l
The Avengers 60s

 

All'uscita nelle sale dell'ultimo film tratto dalla serie The Avengers, ecco un'appassionata riflessione su Mrs. Peel e Mr. Steed.

While the latest movie from The Avengers series is being shown in the theaters, here is a passionated reflection on Mrs. Peel and Mr. Steed.

© blimp

Diana Rigg ha intertretato 51 episodi degli Avengers, ma qualcuno – tra tutti Touch of Brimstone, in cui Emma Peel si infilava nei panni di una damina sadomaso con tanto di bustino, serpente vivo al collo e diademi chiodati – è stato tenuto nascosto al pubblico per quasi trent’anni anni. Tra il novembre del ’96 e il dicembre del ’97 la tv tedesca ha mandato in onda per la prima volta tutti gli episodi del telefilm. Le serie migliori sono indubbiamente la quarta e la quinta, anche se i veri fan nutrono un affetto particolare per gli episodi interpretati da Honor Blackman nelle vesti di una bellissima e biondissima Cathy Gale (1962-64) con la passione per le moto, lo judo e le tutine di pelle nera.

 

Ambivalenza spaziotemporale

Avengers all’avanguardia, Avengers iperbritannici, Avengers eccentrici, nichilisti, sofisticati come Emma e le sue cerniere lampo. Nel corso della serie si mette a nudo il segreto dell’ambivalenza, sotto forma di moto di spirito e di parodia ancorata allo spettatore, in ogni luogo e in ogni tempo. Gli Avengers, pur essendo considerati un’icona per antonomasia degli anni Sessanta, ne prendono ironicamente le distanze. Il labirinto degli spazi delinea un bizzarro e claustrofobico bestiario: chiese di campagna frequentate da preti-spie, venditori di scarpe feticisti che pretendono di parlare con i piedi di Emma, allenatori secondo i quali la sette giorni di Ascot sarebbe – in loro assenza – un raduno per nudisti. E anche Emma e John potrebbero benissimo essere due extraterrestri sbarcati sulla terra. L’Inghilterra viene designata come un luogo remoto caratterizzato dal contrasto tra la tradizione che riemerge nell’abbigliamento e nella passione per le Bentley di Steed e la tensione verso il futuro che invece appare dal look iperpop di Emma. L’ombrello al polso, il completo a tre pezzi, il garofano all’occhiello, la cravatta, l’arredamento della casa di Steed trasudano il più tradizionale gusto upper class britannico, agli antipodi dell’aspetto moderno di Emma Peel, figlia della Swinging London e madrina del girl power delle Spice Girls. L’Inghilterra di quegli anni è in inarrestabile fermento: la cultura, il femminismo, l’arte, la moda, tutto si sta trasformando. The Avengers rappresenta tutto questo: una riproposizione al giorno d’oggi è impensabile, e infatti non prenderemo nemmeno in considerazione il film (The Avengers, 1988) recentemente interpretato da Uma Thurman e Ralph Fiennes. Un rifacimento di The Avengers è – per definizione – fuori discussione, tant’è che il pubblico si oppose anche quando alla fine degli anni Settanta venne trasmessa la serie The New Avengers.

 

La libertà dell’attore

La serietà solo apparente della propria professione serve al superagente con licenza di uccidere e alla sua assistente come paravento per la loro vera identità: non sono vendicatori, non sono fidanzati, ma attori all’opera nel paese della paranoia, dove ognuno può credere di avere scoperto un’organizzazione sovversiva che complotta dietro la porta di casa propria. Steed ama giocare tra la vita e la morte, lasciando agli altri la noia di rispettare le regole. È però un amico fedele e si sentirebbe smarrito senza Brodni, l’ambasciatore russo interpretato da Warren Mitchell che mentre beve vodka con i connazionali deve costantemente celare il proprio asocialistico amore per l’Occidente. Ma non si creda che – solo perché Steed e Peel si prendono gioco dell’Est – traspaia negli Avengers un qualche rispetto per la loro terra natia. E la medesima idea di gioco libertario si ritrova nella rappresentazione della morte: i cadaveri servono a mettere in scena un allestimento macabro in cui la morte non è che un incentivo nel gioco intrecciato delle strategie. Il nichilismo più cinico (e britannico) prende il sopravvento su una moralità ormai estenuata dalla decadenza dell’Occidente. Entrambi i protagonisti vivono il sistema sociale come un elemento di pericolo e – nel migliore dei casi – di fastidio: è un sistema al quale partecipano come invitati a un party, senza però sentirsene mai parte integrante.

 

Giocare con stile

I sadici – spesso vestiti in modo uguale, biondi e con ghigni fabbricati in serie – sono quasi sempre messi al bando in The Avengers, nonostante tutta la serie sia venata di erotismo. Questa esclusione non è dovuta a moralismo, riprovazione o altro, ma al fatto che il loro ardore è perlopiù privo di stile. Nemmeno una volta Steed e Peel perdono la propria eleganza. Lo spirito profondo degli Avengers sta nella loro superficie, nella loro epidermica unicità, nel loro stile insostituibile. In una puntata in cui i protagonisti incontrano i propri replicanti. "Una domanda, Steed: la trovi attaente?" "Non certo paragonabile con lei, Mrs Peel". E ancora, mentre si trovano faccia a faccia con la morte, Steed dice alla sua compagna "Una vera signora non grida mai, Mrs Peel." Ma chi è Steed senza la sua inseparabile bombetta, cava ma rivestita da un leggero strato di ferro? E cos’è senza di lui la sinuosa Emma se non una modella un po’ anoressica? "Il suo modo di fare tanto spiritoso, Mrs Peel, cela in realtà un temperamento irascibile" le diagnosticò una volta uno psicanalista. Ma lo stile prevale sull’essere, come la descrizione prevale sulla narrazione.

 

Steed e Peel, una tragedia romantica

Lavorano nella più armoniosa simbiosi, si rispettano e si stimano reciprocamente, forse si amano ma non si sa se la loro collaborazione continui anche tra le lenzuola. Amano rintuzzare nel loro pubblico questo dubbio piccante ribaltando la situazione da un episodio all’altro. In Troppi alberi di Natale Steed colpisce Peel alla testa con un ramo, mentre in Attentato al principe i due passeggiano come innamorati con tanto di palloncini e orsachiotto. Emma è per Steed una balia, una Mary Poppins. Si amerebbero, se potessero, ma Emma è vedova e – alla veuve Peel – Steed preferisce un Veuve Cliquot. Il superagente riesce quasi sempre a mantenere il distacco nonostante lei gli si avvicini con le movenze di un serpente tentatore. E poi è pericoloso innamorarsi di Emma: Weekend in campagna racconta per esempio il suo incontro con un ammiratore. Lei si presenta inguainata in un abito rosso, ma non appena lui le sia avvicina, la tempting lady volta il capo dall’altra parte e se ne va senza una parola. Steed, da parte sua, adora barare, è astuto, raffinato e disilluso. "Steed, lei è un imbroglione, un inguaribile imbroglione", sentenzia Emma nell’episodio Robin Hood. Per loro due tutto è possibile. Sono indispensabili, come amano ripetere. Nell’episodio La diva Emma Peel un regista folle fa rapire Emma e la tiene prigioniera in un set che riproduce il suo appartamento, dove il rapitore vuole realizzare uno snuff movie. In pura estetica kinky si gioca sull’esagerazione delle situazioni e degli spazi: ogni via d’uscita è falsa o inesistente. Circondati da specchi, Emma e John si sentono a proprio agio. Ogni sguardo dà loro una conferma: siamo indispensabili.

 

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