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G u i d o B a l l o
Il muro ha un suono: Lettera a Giò e altre arie lombarde

 

Guido Ballo ha concesso a Trax l'opportunità di riproporre le sue poesie Lettera a Giò (1969) e La cascata - notte (dedicata a Ennio Morlotti) apparsa per la prima volta nel 1966 nella raccolta Posta per gli amici. Completano la nostra antologia alcuni versi tratti da Altre arie lombarde (1982), un ritratto impietoso, penetrante e a tratti nostalgico di Milano, di cui Ballo ci parla anche nell'intervista pubblicata su Trax.

Art critic and poet Guido Ballo has allowed us to reprint some of his poems: Lettera a Giò, La cascata - notte, dedicated to Italian painter Ennio Morlotti, whose taste for wilderness and nature can be found in Ballo's poetry; Fabbrica, Teppa and the other poems are taken from the anthology Altre arie lombarde, focused on the history of Milan, which is the main subject of Ballo's Trax interview.

© Guido Ballo

Lettera a Giò
(da 7 Magnetico, Parma, Guanda, 1969)

Ho due amici antichi Giò Eraclito e Giordano Bruno (ogni tanto
parliamo un poco insieme) la superficie sfugge (ambiguità della
curva è materia profonda da ogni parte (come fermarla?) Scul-
tura-forma-distacco ma sono tutte storie la vita

divenire con-
tinuo non può chiudersi i confini sono provvisori

dunque

scultura-idea è sempre la mente a suggerire uno prende un pez-
zo del reale (già è sempre il reale cosmico) terra pelle acqua nervi
(il sangue) tutto (fa due tagli) ed ecco un campione del

continuo

inizio e fine così hic et nunc (ma potrebbe essere

perché no? un altro pezzo)

luce-ombra caverne il dentro fuori. Perché è questo che conta Giò
esistere è un poco limitarsi morire anche rinunzia alla
fonte

il quadrato-numero (naufragio) la retta

la curva platonica Euclide

insomma gli incontri e scontri vanno

dirompono (i fermenti sotto la pelle). Ecco vedi
ogni punto diventa sempre il centro

di tutto l'universo Giordano Bruno lo disse e fu bruciato vivo
sul rogo (lo spazio-tempo) dagli inquisitori

è così (ma ormai
sentiamo parlare di Einstein un po' tutti basta la parola «rela-
tivo» e le basi non tengono, anche il ragioniere si grat-
ta la testa dov'è la statua più chi sta se tutto diviene si
trasforma scorre? Eraclito fu grande nell'antica luce lo
chiamavano

l'oscuro perché disse: «Tutto scorre non possiamo
bagnarci due volte nella stessa acqua del fiume (il mio amico

Eraclito).

Eppure vedi c'è sempre il dominio di numeri sommersi

(come il nostro respiro) anche nella presenza del-
lo spazio-tempo la legge

è segreta soprattutto per gli anarchici

i costruttori morali senza minacce o tabù. Le simpatie cosmiche
(amore-odio) il giorno e la notte l'ombra-luce
ti fanno trovare il quadrato

dentro vivi (presenza)

uomo-rapporto: puoi chiudere gli occhi puoi andare
in altri sistemi di soli o atomi

ma non esci Giò non puoi uscire

il viaggio è sempre all'interno

gli occhi le mani la mente tutti i

sensi qui e ora nel

continuo non conta (è ovvio)

che ciascuno di noi un bel momento sia tagliato fuori sbattuto
altri ci sono e verranno i figli dei figli la mente

divenire. Se poi

l'uomo scomparirà

nessuno potrà dire più del cosmo (la presenza

è parola)

inquetudine dell'uomo viaggio all'interno

(più e meno)

sì e no vita - morte - l'esistere - uomo.

La cascata - notte
(da Posta per gli amici, Venezia, Edizioni del Cavallino, 1966)

a Ennio Morlotti

La cascata - notte, verde cupo che scroscia

(il mio vivere verde)

in quale giro volgermi (cascata liscia) toccarla
scivola si allarga nel profondo

notte (di voragini le notti)

scroscia l'acqua

dove, dove finirò il mio giro

eppure

in questa selva respiro, verde ansia di volgermi

(finire) la cascata mi chiama nella notte
dirompe (i boschi fondi)

il verde suono cupo

(quest'odore di fresco

spazio vuoto) precipito le notti

l'acqua scroscia (notte verde che incombe) il mio vivere -

voragine

cascata cupa)

scroscio.

Mediocrità
(da Altre arie lombarde, Milano, Società di poesia, Guanda, 1982)

Mediocrità mediòcritas mediocre mèdius
òcris
: rilievo del terreno che sta dun-
que a mezza altezza mediocritàa ep-
pure il mediocre che non vola mai alto
ma si dà tanto da fare ed è presente
sempre nei punti opportuni mediòcher
mediòcrem
un poco ottuso tenace
gran lavoradòr in questa Milano in-
fine domina non te lo togli più dai pie-
di mediocremente spesso ai posti-chiave.

Puntualità
(da Altre arie lombarde, 1982)

Puntualità pontuàl impe-
gno nel lavoro nei rapporti la pontualitàa dei milanesi
pònt: pungere lo scorrere del
tempo all'ora fissata pùnctus.

Teppa
(da Altre arie lombarde, 1982)

Teppa: musco teppismo compagnia de la tep-
pa
ai prati di piazza Castello on sass
tutt quattàa de teppa
ricoprirsi di musco tò-
phia tòpa
in piazza Vetra in via Anfiteatro sul
Ponte a Rifredi teppista teppaglia devastare
tèpa distruggere la teppa estorcere ansia
acerba di vistoso potere verdi veleni muscosi che
attaccano.

Fabbrica
(da Altre arie lombarde, 1982)

Muro di fabbrica fàber fàbicer improvviso così die-
tro case nella pianura o sui colli
periferie al neon fu-
mo livido fabbrica grande fabricàss (magneti fer-
ro-tubo automobili gomma) fabbrica media piccola che
nessuno conosce fabricàa fabricèr fab-
brica di tondini (c'è anche il re del tondìn)
fabbrica di trafilato del bullone di lamine forate
lamèra sbusàda fa giò fass

fabbrica

di materie plastiche

raffinerie polièstere tessile artificiale cartiera ru-
binetti c'è il re del robinètt rottame rotamat
fabbrica fabricà fabbricare fabricònna

fàcere:
operare fare ef-fetto af-fare
operàri: operaio of-
ficina fabricàa

lungo i fiumi ai laghi sottoterra

la fabbrica fabbrichetta fabricàss
batte nel cuore del nuove capitale dei lombardi.

Trafficare
(da Altre arie lombarde, 1982)

Trafficare traffegà: darsi da fare lavorare
dall'alba alla sera trafegàr (trans-faecare:
trasferire la feccia) vendere comprare far gi-
rare (faex) i danèe organizzare tràfag
tràffich
mangiare (appena) a mezzogiorno ri-
prendere rimboccarsi le maniche fare traficàr
tràfegs traffegàa
mentre la vita va.

 

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