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  M a t h i e u K a s s o v i t z
N i c o l a s B o u k h r i e
f
Assassin(s)

 

Assassin(s) è stato girato nel 1996. In Francia l’hanno visto al cinema. In Italia nemmeno parlarne (a parte un paio di proiezioni milanesi e forse qualcuna a Roma). Adesso se ne sta sugli scaffali di Blockbuster a ingannare chi onesto spera in un nuovo vandamme-brucewillis-banderas per il finesettimana. Eccovi la prima scena della sceneggiatura originale.

© Mathieu Kassovitz, Nicolas Boukhrief

Scena prima

NERO

Poi…

Un pixel bianco al centro dello schermo e l’immagine del nostro pianeta rappresentata in 3D si stabilizza, poi si mette a girare su se stessa.

Inizia l’edizione serale di un telegiornale, ma l’immagine cambia, zapping, si passa da immagini di attualità a cartoni animati giapponesi, pubblicità, un gioco a premi; a ogni passaggio appaiono sullo schermo i nomi degli attori… Poi lo zapping si ferma sul promo di un film in prima serata, tutto luci e musica "sinfonica":

Un’animazione sofisticata dice:

ASSASSIN(S)

Poi l’animazione lascia il posto alle immagini del film.

Si comincia.

Fiori a perdita d’occhio.

Un ragazzo, Max, venticinque anni, è steso per terra, un’arma al suo fianco, immobile in un campo di fiori la cui bellezza contrasta con la violenza dell’immagine.

Il volto di Max è coperto di sangue rosso ancora fresco.

Gli occhi sono aperti, rivolti al cielo, verso la cinepresa che scende lentamente su di lui.

Sentiamo la sua voce.

MAX (fuori campo): E che cazzo. I prof avevano ragione: sono un buono a nulla. Il vecchio diceva che è meglio essere buono a nulla che schifi in tutto… Può darsi. Mi raccontava sempre delle storie tipo questa che io non le capivo. Tipo quella dello scultore che trova un pezzo di pietra, lo taglia e il sasso diventa una scultura da paura. La gente gli dice quanto è bravo e tutto ma lui gli fa che non ha fatto quasi niente, che la scultura era lì dentro già da prima. Ci voleva soltanto uno che togliesse la roba che c’era attorno… Mica merda, no? Mi sa che al vecchio gli sarebbe piaciuto essere lo scultore e che io ero il pezzo di pietra… Gli è andata male.

La cinepresa adesso è vicina al suo volto.

Dissolvenza in nero.

 

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