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M i l t o s M a n e t a s
Mirrorsites 98

 

Mirrorsites 98 è una mostra personale di Miltos Manetas (Atene, 1964) che si è svolta in cinque gallerie a distanza di pochi giorni: da Dan Bernier di L.A. a Le Case d’Arte di Milano, New Sant’Andrea di Savona, Velan di Torino e allo stand della galleria Analix durante la fiera di Basilea. L’artista ha presentato quadri a olio che rappresentano cavi elettrici e hardware, stampe vibracolor realizzate a partire da videogiochi, utilizzati come readymade contemporanei. In questo testo Manetas presenta il proprio lavoro di ricerca sul computer e lo spazio virtuale che confluirà nel volume Mirrosites, al cui progetto partecipano anche l’architetto Andreas Angelidakis, il designer Richard Pandiscio e il critico d’arte Jeff Rian.

Mirrorsites 98 is a one man show by Miltos Manetas (Athens, 1964) that took place in five different locations: Dan Bernier in L.A.; Le Case d’Arte in Milan; New Sant’Andrea in Savona; Velan in Torino; at Analix gallery stand during Basil art fair. Manetas showed oil paintings portraying wires and harware; vibracolor prints made from videogames snapshots and readymade created using videogames. Mirrorsites 98 will soon become a book, born from the encounter of Manetas with architect Andreas Angelidakis, designer Richard Pandiscio and Jeff Rian, art writer.

© Miltos Manetas

Cosa ha fatto e detto Manetas

Travestito da donna, rosso come uno Sputnik, passeggia in Porta Garibaldi
"Una porta che sarebbe importante aprire è quella della demenza"
Un Macintosh recita poesie inglesi, un altro ripete in una galleria deserta (e alla conferenza stampa di Trax): Oooops, Oooops, Oooops
"D: Perché ti piacciono tanto i Power Book? R: Sono forza concentrata"
Sospende una dattilografa a tre metri dal suolo
"I computer sono i portatori del Verbo"
Dipinge cavi e hardware: quadri lucidi come metallo, secchi come il vetro di uno schermo
"Odio il lavoro manuale: è ridicolo, come un handicappato che balla su un palcoscenico deserto"
Scopre software inutili: un riga che si srotola all’infinito – una sera in albergo Manetas la traccia per dieci chilometri
"Best Software in the World: i programmi che rendono eccitante tornare ai nostri computer, dopo una lunga giornata di lavoro"
Organizza una mostra di arte degenerata - Entartete Kunst
"Sulle pareti abbiamo attaccato i lavori che gli artisti scartano, mentre al pubblico veniva dato un paio di baffi da Hitler da indossare"
Dice tutto e il contrario di tutto
"Se non ci fossero i computer il mondo sarebbe terribile (…) La tecnologia è come la natura. E a chi interessa la natura?"
Fa tutto e il contrario di tutto
"Ho creato Different Opinion perché mi interessava collaborare con persone con cui non avevo molto in comune. Con Different Opinion si possono fare cose che non avresti fatto"
(m.g.)

 

MIRRORSITES 98

Mirrorsites 98 è una mostra in cinque diverse città e un libro sullo schermo. Lo schermo è una superficie piatta con un complesso effetto psicologico sull’osservatore. Ci fa credere che contenga un dettaglio del Mondo. A volte può contenere un particolare altrimenti invisibile.

Quando guardiamo il mondo dall’esterno e vediamo soltanto l’astratto, stiamo facendo filosofia. Invece se l’immagine del mondo assume una forma visibile, chiamiamo bellezza l’effetto di quella forma. Una volta vista, la Bellezza diventa un oggetto, partecipa al mondo stesso e lo modifica. Se qualcosa assume una forma grazie all’intervento di uno schermo, questo processo viene definito rappresentazione. La rappresentazione è provvista di potere quando la forma deriva da un materiale vivo – come l’impressione di una mela, l’impatto di un bel viso. Se il modello della forma è una "cosa morta" – come i pattern numerici che soggiacciono a tre mele, o il rotondo pallore della faccia di una Madonna – la rappresentazione può offrire sia potere sia bellezza.

Uno schermo che contenga tutto il mondo: uno dei nostri obiettivi, sin da quando abbiamo cominciato a interagire con la natura. Se voglio mandare un amico sulla luna è soprattutto perché voglio la luna sul mio desktop.

Sin dai primi giorni della nostra civiltà sono stati creati schermi ad alta definizione: sono conosciuti come quadri e libri. Entrambi adottano una specie di tecnologia di base: a un quadro basta una certa distanza dalla parete per conquistarsi una certa credibilità… I libri usano come un significato in codice il contrasto tra le lettere nere e le pagine bianche. Libri e quadri sono entrambi portatili e pertanto cancellano i limiti dello spazio reale. Se leggo qualcosa a proposito della luna, mi ritrovo lassù.

La fotografia è stato un passo barbaro verso la conquista dello schermo perfetto. La fotografia non è piatta, è un volume (scultura) costruito dalla luce; un volume molto vivo perché è l’effetto di un punto di vista. Una fotografia, come oggetto essenzialmente 3D, contiene sempre un po’ più o un po’ meno della esatta quantità di bellezza che dovrebbe contenere la vera bellezza.

Persino peggiore è stata l’invenzione delle immagini in movimento (TV, video ecc.): rinchiude la mente dell’osservatore nella camera oscura della realtà, dove chiunque può provare emozioni e comunicare, ma dove nessuno può provare allo stesso tempo la comunicazione e l’assenza di emozioni – un miracolo che è possibile di fronte a un dipinto.

Non si può negare tuttavia che un dipinto oggi è terribilmente banale. Ecco dove interviene l’invenzione del computer: portatile e collegato a una tastiera, stabilisce una nuova analogia, un luogo completamente vuoto. In un computer una foto è sempre differente: in un lampo potrebbe trasformarsi in un fumetto, sconvolgendo la nostra fiducia in una realtà visiva compatta. Cosa accadrà quando vedrò la mia ragazza in compagnia di Super Mario?

Almeno la Marylin di Andy Warhol aveva ancora una bella bocca rossa e occhi bellissimi. Cosa accadrebbe se venisse trasformata in una manciata di pixel, semplicemente zoomando sulla sua immagine? Lo schermo di un computer è un posto molto pericoloso.

 

NEW PEOPLE 4.0

Esistono ancora surrealisti a Parigi ed espressionisti astratti a New York. Ad Amsterdam e Roma si può incappare in un impressionista. I surrealisti danno molta importanza all’immaginazione, gli espressionisti bevono e gli impressionisti lavorano duro.

Le società non spariscono facilmente; le persone difendono il proprio stile e modo di vita. Ma l’arte, come un ospite femminile, si stanca in fretta e cambia tavolo. Quando l’arte lascia un gruppo di persone, si porta via tutti i regali: il gusto radicale, lo spirito di invenzione, le belle ragazze e i giovanotti – si riprende lo scettro del potere e l’autorità.

Oggi puoi persino incontrare un artista concettuale. Ci sono minimalisti, agit prop, installazioni, vecchi neo-geo, artisti da copertina di Flash Art e guerrieri da Documenta.

Tutti orbitano attorno al tavolo dello spazio reale: pareti, stanze da riempire e oggetti da inventare. Una foto grande incorniciata, una foto piccola in una stanza vuota, un video in TV, una video proiezione, la nuova arte inglese, un nuovo oggetto, un vecchio oggetto in una nuova combinazione, dipinti, ma non solo: un testo che è più importante in quanto immagine, più importante di un’immagine.

Mirrorsites sono i siti riflettori che trovi nel Web: pagine diverse che diffondono le stesse informazioni. Lo spazio di una galleria e di un museo è l’opposto di un mirrorsite. L’aura e il contesto di uno spazio reale determinano l’opera, qualunque essa sia.

L’aura trasforma l’arte contemporanea in una specie di affermazione visiva, potenziata dalla dinamica dello spazio in cui è esposta.

Che cos’è che dà vita all’Arte in una galleria di arte contemporanea? Lo spazio per l’arte contemporanea è uno spazio vuoto, senza mobili; la gente si incontra e – alla fine – non succede niente.

Nessuno potrà mai cavalcare un cavallo esposto da Kounellis.

Il cavallo non è lì come cavallo, neanche come oggetto, perché non ci sono altri oggetti in quello spazio.

Dovremmo pensare che l’immagine di quel cavallo sia un’opera d’arte

Oggi uno spazio di arte contemporanea non è mai veramente vuoto. Il concetto minimalista contemporaneo lo riempie, al pari della certezza della futura documentazione fotografica.

L’esistenza di un nuovo territorio illimitato – Internet – fa sembrare lo spazio reale impossibile, almeno quanto il vecchio mondo il giorno in cui venne scoperta l’America.

Internet trasforma lo spazio reale in un posto senza opportunità.

Qualcuno come David Robbins chiederebbe: Sei sicuro di voler smettere?

Ciò che oggi definiamo spazio virtuale è sempre delimitato dalla plastica dello schermo. Non uno schermo qualsiasi, ma lo schermo di un computer. C’è un vuoto psicologico che rende reale quel che appare su uno schermo televisivo e irreale ciò che si vede su uno schermo collegato a una tastiera.

Il problema è che oggi lo schermo di un computer è ancora una scatola beige che non contiene bellezza, o meglio: contiene qualcosa che non è ancora bellezza.

Il computer è una scoperta nuova, priva di noia e senza luoghi comuni.

Come nell’America di una volta, torniamo tutti a essere dei cowboy.

Mirrorsites 98 punta su una nuova immagine che si delinea all’orizzonte: un’immagine che è ancora invisibile per colpa degli schermi inefficienti, ma che non tarderà a imporsi.

E chi saprà riconoscere queste immagini?

C’è un elemento interessante nell’opera di William Gibson, che lo rende un autore notevole: i suoi eroi ricevono in dono una nuova specie di talento. In Neuromante Case è un hacker abilissimo; in Idoru l’eroe ricostruisce la vita privata di una persona rintracciandone i dati e i movimenti finanziari. Entrambi gli eroi sono personalità scomode che hanno speciali handicap, persone i cui talenti sarebbero passati inosservati in un’altra epoca, perché inutili, non richiesti.

Nella società occidentale il talento viene rivelato solo se ha una possibilità di utilizzo.

Se il tempo fosse un software – Time 4.0 – l’opzione Personalità dell’eroe sarebbe inclusa nel menù Modifica.

L’opzione Personalità dell’eroe modificherebbe ciascun Nuovo Documento di realtà aperto; una nuova formazione sociale - New People - copierebbe quella matrice.

Le interpretazioni storiche future comprimerebbero e salverebbero Time 4.0 in diversi formati.

Mirrorsites 98 - una mostra in cinque sedi e un libro – aspira a creare un Nuovo Documento.

Esposto in cinque diverse città, il lavoro si concentra sullo stesso soggetto: una specie di retorica che evoca il futuro parlando delle forme di oggi in modo classico, evitando il linguaggio futuristico.

Materiali della mostra:

dipinti a olio di cavi e di hardware: le vere abitazioni per i cittadini evoluti
stampe vibracolor realizzate da snapshot di schermi e videogiochi che introducono il nuovo paesaggio psicologico
video readymade tratti da videogiochi che utilizzano attori digitali per creare una specie di teatro contemporaneo.

Mirrorsites 98 è come un guardiano che al buio illumina con una torcia sempre lo stesso punto. Non c’è niente per il momento, ma qualcosa di molto grande passerà tra poco. 

 

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