08/07/2004
Da Polverigi a Castiglioncello
ARMUNIA FESTIVAL
CASTIGLIONCELLO (7-18 LUGLIO)
www.armunia.it
Da Polverigi a Castiglioncello passando per il Festival di teatro di figura La luna e' azzurra a San Miniato e per il Festival del teatro dialettale lucchese nella corte del circolo di Capannori Il Mattaccio, dove a settembre ci fara' compagnia per la seconda volta Marco Paolini (portarsi la sedia da casa).
Abbiamo fatto anche una puntata a Marcialla nella campagna fiorentina, anzi proprio nel Chiantishire per incontrare a pranzo gli amici catalani marionettisti (Tommasino ha fatto amicizia con il piccolo Juan che a sette anni fa gia' la scuola del circo a Barcellona) ospiti da Gianfranco e Cristina, soci fondatori di una associazione spontanea nata per restaurare e far tornare funzionante il Teatrino del paese (90 posti) inaugurato quest'inverno.
Carles ci parla delle ultime rocambolesche trovate di Leo Bassi e di come in Spagna sia diventato una superstar televisiva (l'ho visto a Polverigi qualche giorno fa, ma solo oggi Giacomo mi ha detto che Leo gli aveva fatto da autista folle al suo matrimonio, alla guida di una Chevrolet).
Carles è uno squatter, ha occupato con la famiglia la casa sfitta sopra il suo laboratorio teatrale, dice che a Barcellona gli squatters sono molto organizzati e conoscono perfettamente, mappe catastali alla mano, quali sono gli appartamenti disabitati. A pensarci bene anche di fronte a casa nostra ce ne sarebbe una... Comunque da domani con Giacomo siamo a Castiglioncello al Festival Inequilibrio e per adesso occupiamo (legalmente!) il Castello (o un hotel).
Devo trovare però una sistemazione per Tommasino. Non capisco perché i teatri o i Festival non si attrezzino di una sala giochi o sala notte per bambini con un animatore o baby sitter.
Dopo aver letto la bella monografia di Ferdinando Marchiori su César Brie (Ubulibri), sono ancora più curiosa di vedere "Il cielo degli altri"
E naturalmente sono curiosa anche di vedere Bobo Rondelli che diretto da Alessandro Benvenuti rifà il Cioni Mario di Benigni in occasione del ventennale della morte di Enrico Berlinguer (anche noi in sezione a Lucca lo abbiamo ricordato proprio ieri con una bella festa).

 

03/07/2004
Secondo (e per me ultimo) giorno di Ade
Il secondo giorno di ADE come da programma era dedicato a proporre esempi di tecnologie applicate ad ambiti educativo-didattici (ma il pubblico era formato oltre che da insegnanti, da numerosi artisti e da studiosi che forse avrebbe preferito approfondimenti tecnici ed estetici sui progetti presentati).
Luca Farulli e Cristina Cilli conducevano impeccabilmente l'incontro e introducevano alle tematiche oggetto della giornata; Italo Tanoni ha poi presentato il suo libro pubblicato per Erickson legato appunto alle forme di apprendimento ludico (l'edutainment) attraverso i new media (nello specifico attraverso cd rom). Gli esempi che riportava mi sembravano troppo “istituzionali” (prodotti Rai per lo più). Ricordo invece un bel libro che forse valeva la pena di presentare (anche in confronto o in parallelo a questo) di Giuseppe Callegari, Educablob. Laboratorio della comunicazione audiovisiva con numerose attività proposte per sviluppare varie abilità: relazionali, narrative, cooperative, di ascolto ecc ecc verso una demistificazione della televisione, inventandosi giochi a partire dalla grammatica dell'immagine televisiva e del racconto visivo.
Agli educatori scolastici Luca Paci (coordinatore di Jesi centro e project manager di eCartoon) propone un esempio di utilizzo “creativo” dei software, nello specifico quelli per le animazioni, a vantaggio di classi elementari e addirittura materne; un utilizzo precoce, per bambini anche di 3 o 5 anni e i risultati dei piccoli lavori di questi pittori digitali o registi digitali in erba sono davvero straordinari. Lo si può vedere dal sito creato appositamente www.jesicentro.it
Penso a mio figlio Tommaso, 4 anni che dopo aver visto i cartoni di Yui- ragazza virtuale vuole rendere “virtuale” tutto anche la focaccia e i dinosauri di plastica.
Cosi' Giacomo un giorno su sua richiesta ha animato (in Flash) un suo disegno con un omino, mentre uno dei suoi cd rom preferiti (acquisto ormai di un anno fa) è un software per pitturare e disegnare con i personaggi Disney.
Se può servire per le statistiche...
Non ho rivisto il tappeto CCC (ad Ade come vincitore del concorso) che gia' avevo calpestato (e apprezzato molto) a Castiglioncello e prima al Fabbrichino di Prato anche se mi hanno detto che è stata modificata molto la storia (non il dispositivo). C'erano molte richieste e pare sia stato un vero successo di pubblico. La sera del 2 luglio alla prima nazionale dei berlinesi Nico and the navigators (dal nome della regista Nicola Humpel) con Consiglio di famiglia al Teatro della Luna c'era il classico “bagno” di folla (come già lo scorso anno per Flicker del Big art group). Un evento imperdibile. Ancora una famiglia sull'orlo di una crisi di nervi, tra azioni mimiche surreali, giocose, e acrobazie di uomini intenti a azioni maniacali nella scenografia rossa e dorata (e tali anche i costumi) che giocava a trasformarsi in garage, sottoscala, tavolata ecc ecc. Al centro del focolare domestico, la michetta, si insomma la pagnotta che viene scorticata, sventrata, ingurgitata in ogni momento con vari doppi sensi più o meno espliciti, e la scarpiera che sforna improponibili mocassini e ballerine dorate adatte a ciascun componente della famiglia. Impossibile raccontare quello che accade in scena. Possiamo forse ricordare gli artisti a cui questi artisti, considerati i protagonisti della nuova scena mitteleuropea, si ispirano: da Jacques Tati a Buster Keaton da Woody Allen a Charlie Chaplin. Pareri discordanti all'uscita del teatro, ma l'atmosfera molto sopra le righe dello spettacolo, nella sua completa follia era davvero spiazzante. Inteatro e' partner di Nico and the navigator per la produzione del nuovo spettacolo Kain, Wenn & Aber. Non posso dire molto invece di Texterritory del Future phisical di Londra, altro progetto di spettacolo vincitore della sezione ADE. Sono infatti sopravvissuta ai primi dieci minuti. Non sono una fanatica delle tecnologie più cool lanciate sul mercato, ma confesso di essere stata tentata dall'idea di uno spettacolo in cui tenere il cellulare acceso; di fatto pero' ;-((((( si trattava di inviare sms a un numero stabilito perché l'attrice, in crisi su scelte esistenziali... (fondamentalmente: cosa mi metto stasera: gonna o pantaloni o vestito; oppure cosa accadrà dopo l'invito a cena) aveva bisogno di decidere in sintonia non telepatica ma via telefono appunto, con il pubblico, peraltro divertitissimo dal giochino.
Ma il mio credito wind languiva e non so perche', ma avevo una certa ritrosia a offrire anche solo pochi centesimi per questa presa in giro dell'uso creativo delle tecnologie domestiche. Mi e' venuto in mente quello che mi diceva l'amico marionettista catalano Carles che mi raccontava nei dettagli la notte degli sms quella che ha smascherato appunto attraverso messaggi via telefonino il tentativo del governo spagnolo di attribuire sotto elezioni, all'Eta la responsabilità della strage ferroviaria. Cosa c'entra col teatro?
Non so.
Associazione libera. Per il colore locale posso riferire dell'incontro con Valeria Ottolenghi, sempre elegantissima che mi ha lasciato il posto vicino a lei in prima fila per Nico e mi ha allungato il foglio di presentazione della giornata sulla critica a Castiglioncello, la bella chiacchierata con Rosemary Lee per me la vera scoperta del Festival, le votazioni degli spettacoli a cena (ma non rivelerò niente...) con Massimo Marino, Claudia Zeppi, Luca Dini la lunga riflessione a tavola con Cristina Cilli, impegnata su vari fronti di insegnamento (al Politecnico di Milano) e di ricerca sull'interattività. Mi propongo di leggere attentamente i suoi testi nel catalogo pubblicato dal TPO sul tappeto CCC. Ci scambiano un po' di bibliografia, ci lasciamo pensando anche a una possibilita' di progetto in comune, mi riferisce della sua intervista a Kac, ideatore della transgenic art (avevo tradotto alcuni dei suoi testi per un libro che ho scritto con Andrea Balzola). Parliamo del Critical art ensemble, di come l'accusa di bioterrorismo a Kurtz si sia trasformata in frode postale (si era fatto spedire dei batteri per le sue performance via posta). Segno dei tempi. L'arte torna a far paura.
Non posso dire nulla di Leo Bassi e del suo Laboratorio sull'arte della provocazione o dell'Inferno del Lemming e infine degli Stan's cafe' perche' purtroppo ci allontaniamo prima, alla volta di Cattolica (via San Leo...) mentre Erica ci abbandona per un pomeriggio al mare.
...continua...

 

02/07/2004
Continuando a raccontare la prima giornata di Ade
:-((( In effetti il mio computer aveva contratto quel fottuto virus che si attiva alla connessione e che ti stacca il sistema dopo 60 secondi.
Una condizione ideale per inizare un blog. E peraltro nessuna possibilità di passaggio file da floppy, unità esterna zip lasciata a casa, e nessuna possibilità di usare per molto tempo l'unico pc in dotazione al Festival (ho rubato a Leo Bassi il pc per qualche minuto per postare il primo messaggio).
Insomma questo blog non è più un blog ma un grande riassuntone. Spero che Giacomo mi risolva la cosa per Armunia festival a Castiglioncello. Mi ero fermata alla prima giornata di Ade anche se non avevo parlato di un giovane artista Giorgio Gallo, tra i selezionati del premio, con Passage room, spazio interattivo influenzato dal movimento delle persone che lo percorrono (http://gilab.iart.it) . Gallo mi ha stupito molto con alcune affermazioni e tentativi di spostare il ragionamento sul piano della democratizzazione dei media (parola con la quale forse lui intendeva più che libero accesso, alfabetizzazione tecnologica) e di un loro uso che porti a una visione e a una consapevolezza critica. Siamo convinti tutti che questa sia la reale sfida delle tecnologie applicate a progetti artistici formativi e sociali.
Ma mentre Gallo e' stato abbastanza generico sul come attuare-attivare entrambi i settori, chi lo ha proceduto ha ampiamente dimostrato una pratica molto concreta e funzionale proprio di questi usi, come e' chiaro appunto nel progetto PASSAGE di Rosemary Lee: http://www.mdx.ac.uk/passage/
Velia Papa avrebbe voluto portare alcune delle video installazioni di Rosemary ma è stata l'artista stessa a rinunciare per problemi tecnici.
Velia ci parla di una possibilità di invitare nuovamente Rosemary per un workshop. Mi prenoto sin d'ora.
La sera alla palestrina della locale scuola era prevista la performance Gotta dance di tecno-danza del gruppo austriaco Bilderwerfer (sezione ADE) www.bilderwerfer.com.
Sfatare la sacralità dell'arte, la perfezione del movimento di danza con uno sfondo zapping, filmico-televisivo e con un approdo dei movimenti stessi dei danzatori (tra cui una ragazza con handicap che si muoveva in carrozzella e parzialmente deambulando con un bastone) dentro gli schermi grazie a un sistema di sensori e di interfacce e consolle a vista.
Divertente e ironico non riesce tuttavia a entusiasmarmi.
Non ha aiutato molto la temperatura elevata e le condizioni di visione (il pubblico ammassato sopra una micro gradinata).
Nel programma era previsto anche lo spettacolo di Massimiliano Civica, Grand Guignol (un teatrino di sangue ridotto all'osso senza il sangue), che ne' io ne' Erica, pur apprezzando in parte il lavoro ma ritenendolo giusto un accademico esercizio di stile con bravi attori- non attori nella finzione scenica, abbiamo sentito la necessità di tornare a vedere dopo una prima visione a Guardistallo qualche mese fa.
E a leggere le recensioni su Repubblica e su Il sole 24 ore forse abbiamo sbagliato... O forse chi scriveva ha semplicemente esagerato, per esempio a tirare in campo “l'anatomia della tragedia” (dove?), il “desiderio di una visione bidimensionale “ (cosa??), la “tensione elevatissima” (ma di cosa stiamo parlando?).
Si potrebbe ragionare per molto tempo su come si fa a elevare o anche solo proteggere produzioni aventi valore non eccelso. Ma l'ultima parola in fin dei conti, al di là dell'autorevolezza della testata e delle bugie dei critici, la dà il pubblico, che non sempre se la beve questa storia del cantarsela e del suonarsela.
Peraltro non sono neanche convinta che questa tipologia di teatro, fatta passare per “anomala” perché povera, no tech, dunque originale e soprattutto “coraggiosa” se non addirittura “sbalorditiva” (sic) sia la direzione auspicabile di una nuova ricerca, il cui baricentro va cercato a mio avviso da un'altra parte.
Anzi, da tutt'altra parte.
Credo che posso terminare qua. No!!! qualche battuta di colore locale altrimenti Oliviero mi oscura il blog. :-)))
Una nota di merito all'ufficio stampa. La fitta presenza di artisti, critici,organizzatori, addetti stampa e semplici cittadini, lì dal pomeriggio fino a notte inoltrata, era davvero un bel vedere dopo il deserto di Riccione.
Complimenti a Velia Papa evidentemente e anche a Simona dell'ufficio stampa e a tutto lo staff organizzativo.
La nota di colore non mi viene, è più forte di me.
Devo dire che al ristorante della Villa Nappi sono lenti a prendere ordinazioni?
Che ho incontrato amici- porta- a- porta (come la Claudia Zeppi di Cascina, bella e abbronzata)? Qualcosa mi verrà in mente....(un consiglio: se andate all'Hotel 2000 vicino allo zuccherificio ricordatevi di levarvi i vestiti e le scarpe di lavoro sporchi perché non vi fanno entrare, come recita imperioso il cartello all'ingresso:-))))
Alla prossima
anna maria m. -----.....------

 

02/07/2004
ADE 2004 POLVERIGI
www.ade2004.org
Siamo arrivati a Polverigi dalla Spezia il primo luglio, io Alessandra e Erica, con l’impossibile obiettivo delle 4 ore della guida on line Michelin. E infatti – poiche' guidavo io e poiche' abbiamo incontrato decine di cantieri in autostrada e ingorgo vacanziero – siamo arrivate dopo 6 ore 6 e appena in tempo per l’inizio delle danze a Villa Nappi.
La sezione A.D.E. sulle nuove tecnologie prevede due giornate di incontri: proiezioni e spettacoli con tecnologie multimediali digitali e interattive e la presentazione dei progetti vincitori del concorso annuale. Sono rimasta molto colpita da una degli artisti, Rosemary Lee e dal suo percorso artistico sui bambini/coi bambini. Ha mostrato un suo bellissimo film con protagonista un bambino che, grazie a vari alternarsi di campi e controcampi, era come se giocasse con se stesso, a inseguirsi sulla spiaggia, a nascondersi e a trovarsi e poi in video (solo in video purtroppo) le sue installazioni concepite ancora con i bambini. Ci tiene a precisare il ruolo da protagonista che vuole attribuire loro nelle sue creazioni, per dargli potere, più forza, forse, per fare avvicinare le persone al loro mondo (al loro immaginario, ai loro sogni). Lo strumento tecnologico come un tramite di affettivita', di relazione, ed è chiarissimo il procedimento artistico di Rosemary (e anche di Nic Sandiland, sua collaboratrice e creatrice di installazioni interattive) quando mostra in fotografie il progetto realizzato con i bambini di un quartiere East Side di Londra. Un quartiere poverissimo, dove ha deciso di lavorare per la comunita', una comunità depressing, desolante, senza giochi all’aperto, senza strutture di socializzazione per gli abitanti: Questo progetto parla di loro, non di me, dice, e mi viene in mente come in effetti l’arte in questi casi sorpassi se stessa e l’artista e ogni ragionamento di ordine puramente estetico e l’opera non diventa niente altro che questo ponte fatto di cose molto concrete, tutti questi legami e congiunzioni attraverso un varco tecnologico. Ricordo questa immagine che Robert Lepage dava della separazione tra gli uomini, la tettonica a zolle (in Tectonic plates), dove esseri umani vagano isolati, disperati e dispersi come continenti alla deriva, separandosi ma tendendo alla ricongiunzione. In effetti un’opera se riesce in questo, ha già raggiunto uno scopo straordinario. Rosemary ha lavorato due anni con i bambini e ci tiene a precisare che ha messo al centro del suo lavoro (concepito come site specific) coinvolgendoli nel processo creativo stesso, la comunità che è contemporaneamente oggetto di indagine e soggetto protagonista. Nel video la comunità si rispecchia, o meglio si vede come non si e' mai vista. Questi piccoli monitor e amplificatori che rimandano suoni e voci sono stati collocati all’interno della biblioteca locale per fare in modo che tutti potessero partecipare dell’opera. Sono poesie lette da bambini sui loro sogni o desideri e che è possibili ascoltare aprendo semplicemente lo schedario della biblioteca. Altri piccoli schermi sono posizionati tra i libri e il gioco sta anche nella scoperta, nella casualita' del rinvenimento di una voce o di una immagine che non ti aspetti, del compagno di scuola, dell’amico, del vicino di casa. Rosemary ha lavorato con classi diverse dove diverse erano anche le comunità linguistiche perché molte erano le famiglie di profughi e di rifugiati. Tecnologia come integrazione, dunque, e tecnologie piccole e alla portata di tutti, che non spaventano e che mostrano i bambini come veramente sono, perché non sono spaventati dalla macchina dal dispositivo che non conoscono. Tecnologia per preservare la nostra umanità, e non offendere la loro integrità, per non creare situazioni artificiali ma per rendere le persone maggiormente partecipi, attive e consapevoli di un luogo da vivere insieme. Tecnologia come luogo di incontro, di ri-conoscimento. La televisione ci ha abituato fin troppo all’uso immobilizzante, anestetizzante e non caldo delle tecnologie. Famiglie che si dividono e che si insultano attraverso la televisione di (finto) servizio, coppie che (fintamente) si cercano e che (fintamente) si ritrovano. Perché abbiamo bisogno di guardare attraverso questo filtro deformante, di cercare in questo specchio una finta umanità e non sentiamo piuttosto il bisogno di esercitarla realmente, concretamente?
Il lavoro di Rosemary induce a una bella riflessione sull'impegno dell'artista nella società e al valore aggiunto della tecnologia quando questa diventa un mezzo di scambio reale tra comunità reali. L’altra installazione è Remote dancing, concepita come un pas-de-deux tra chi guarda e danzatori sullo schermo. In un corridoio e' collocato uno schermo con immagini di danzatori professionisti e non, di ogni eta' che si muovono di conseguenza a chi agisce, grazie a dei sensori nello spazio del corridoio: più veloci, più lenti, vicini, lontani, quale effetto dell'avvicinamento, dell'allontanamento del visitatore-performer. Una danza a due virtuale.
Dopo l’esperienza di Castiglioncello – Giornate dell'etica,Teatro e tecnologia – ho ritrovato Davide Venturini. E' stato davvero un incontro piacevole! Mi ha detto di aver modificato molto il suo ambiente interattivo, il tappeto CCC di cui avevo ampiamente parlato in un resoconto su ateatro (Bambini interattivi). Il discorso introduttivo di Davide e' davvero puntuale e precisissimo. Penso che sia stato importante anche sul piano teorico, per il suo lavoro, l’appuntamento di Castiglioncello e il confronto con esperienze anche diverse (Giacomo Verde, Giallo Mare minimal teatro), proprio per definire al meglio le potenzialità della sua macchina quasi teatrale, davvero straordinaria. E senz’altro è stato determinante anche il contributo critico di Luca Farulli e Cristina Cilli che coordinano queste giornate di ADE. Davide parla di una affinità con il lavoro di Rosemary e, ricordando personalmente le dinamiche di gruppo che il tappeto interattivo riusciva a scatenare, devo dire che condivido pienamente questa affermazione. In entrambi i lavori si privilegia uno stato dell'essere, una dimensione sociale, comportamentale e una interattività al naturale, senza filtri aggiunti e trabocchetti.
L’obiettivo era di creare un ambiente all'interno del quale i bambini potessero vivere una esperienza pre-teatrale.Lavorare sulla fase pre-teatrale significa mettere i partecipanti in una condizione di presa di fiducia in loro stessi, di consapevolezza del gioco collettivo condiviso, di percezione dello spazio e di architetture immateriali, esperienza anche della bellezza (dei fiori del giardino Zen che si va a costruire), di regole del gioco. La forza di questa macchina è quella di permettere una forte percezione di sé in un contesto teatrale. così racconta Venturini la sua operazione. Un’esperienza per mettere alla prova attraverso l’arte, sensibilità cancellate, aumentare le possibilità della nostra corporeità disattivata. Un’esperienza del varcare i limiti delle nostre possibilità espressive e creative. Non so quando potrò riaggiornare il blog, ho un po' di difficoltà con il mio portatile inzeppato di virus :-)

 

28/06/2004
numerozero
Questo è ammblog, ovvero il blog di anna maria monteverdi, inviata speciale ai ateatro-tnm, in tournée estiva nei festival della penisola (e forse anche oltre).
Vi do appuntamento a questo blog per i prossimi giorni: ne leggerete delle belle!