ateatro 115.45
In DVD Paesaggio con fratello rotto del Teatro della Valdoca
Con una testimonianza
di Oliviero Ponte di Pino
 

E’ in libreria Paesaggio con fratello rotto del Teatro della Valdoca, che raccoglie i testi di Mariangela Gualteri per la trilogia (con le traduzioni inglese e francese) e il DVD dello spettacolo diretto da Cesare Ronconi.
Completano il volume una serie di brevi testimonianze, tra cui quella di Oliviero Ponte di Pino qui ripresa.





Pubblica il volume Sossella, e costa 16,00 euro.

Paesaggio con fratello rotto ci chiede che senso può avere, oggi, la tragedia. O meglio, quale può essere l’esperienza che oggi possiamo fare del tragico.
Uno dei temi intorno ai cui ruota questa ennesima trilogia di Mariangela e Cesare è senz’altro quello del Male, dell’inaccettabile, ineluttabile sofferenza che è insita nel vivere, e dunque c’interroga sul rapporto (estetico prima che etico) che con l’esperienza del Male possiamo avere.
Ma sulla scena non c’è più un eroe - neppure un eroe “in minore”, come lo fu Parsifal l’idiota, e come potrebbe essere Amleto il deficiente. Per la verità non c’è più nemmeno un Io, che possa vivere e patire l’esperienza tragica, sulla scena, per noi.
Non si tratta più di innescare empatia e catarsi, quanto piuttosto di stritolare l’esperienza dello spettatore nella macina scenica, nelle tenaglie delle opposizioni che danno energia al testo e all’azione spettacolare. L’elenco delle ruote dialettiche di questo ingranaggio poetico e visionario potrebbe essere lungo, partendo dall’achitettura e dalla genesi dello spettacolo, per poi catalogare le parole e le visioni del dionisiaco bestiario: la poesia e il teatro, la parola e l’immagine, il pathos e il logos, l’animale e il culturale, il grido e la grazia, la tenerezza e la violenza, l’Eden sempre perduto e l’Apocalisse che sta sempre per arrivare...
Il “fratello rotto” – Caino contagiato dal male (o forse creato male), e insieme Abele rotto dal fratello rotto – siamo noi, feriti e sempre sanguinanti come tutte le creature. Fragili e crudeli, nel nostro gioco perdente con la morte. Quella che vediamo scorrere per enigmi sulla scena, come Edipo sulla strada verso Tebe, è la nostra stessa immagine dolorosa, frantumata in uno specchio scheggiato, di cui pare impossibile ricomporre i frammenti. E tuttavia cerchiamo di farlo, ostinatamente, straziati, come suggeriscono Cesare e Mariangela, in un gesto di pietà verso noi stessi e il mondo delle creature.


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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