ateatro 124.4
Cos’è successo alla Paolo Grassi
Una ricostruzione sintetica. Un approfondimento dettagliato. Le interviste ai protagonisti della vicenda.
di Davide Pansera
 



>>> in crisi

Ci sono diverse crisi che attraversano il nostro paese come il mondo intero. Quella sulla bocca di tutti è quella economica. Questo fenomeno ci ha resi tutti economisti, abbiamo imparato cosa sono i subprime, ci siamo interessati di mutui, banche, crediti e speculazioni, perché in gioco c’erano i nostri posti di lavoro e i nostri soldi, guadagnati, sudati, risparmiati e ora a rischio di magica evaporazione.
Un’altra crisi, che viene da più lontano, di cui più o meno tutti riconosciamo l’esistenza, passa invece inosservata. Si tratta di una crisi culturale. Il processo di sviluppo è meno lineare e di difficile ricostruzione. Complesso individuare singoli eventi scatenanti, responsabili e meccanismi pandemici che ne hanno favorito la diffusione nella società.
Questa complessità rende molto faticosa una visione lucida e favorisce invece una metabolizzazione sedativa dei frammenti di questo processo che ogni giorno ci si pongono di fronte.
Abbiamo uno spirito molto punk, l’ironia e il nichilismo con cui reagiamo/non reagiamo alle bordate di pop culture, che assomiglia sempre meno all’espressione di un processo evolutivo e sempre più all’intrattenimento dei nostri bassi istinti, è il nostro “no future”.
Eppure non è sempre così. Ci sono giorni in cui i danni fatti risultano talmente evidenti che le persone prendono la parola, si ribellano e costruiscono piccole dighe a questo fiume in piena di black bloc che sfasciano senso e si nutrono di distruzione, scaltri architetti di mediocrità, sciacalli.
Quello che è successo alla Paolo Grassi a partire da luglio 2009 è un’esperienza di resistenza. Lo shock di un’improvvisa demolizione, la palla di ferro di una gru cingolata che si abbatte contro la facciata della Scuola ha svegliato di soprassalto le coscienze.



>>> cosa è successo alla Paolo Grassi - in breve

Dopo due anni di direzione della Scuola Paolo Grassi, progettati in continuità con quanto elaborato da Massimo Navone, direttore precedente e con sostanziali novità e una forte apertura verso il panorama nazionale e internazionale realizzata attraverso l’Ufficio Innovazione e Sviluppo, il 20 luglio 2009 Maurizio Schmidt non viene riconfermato direttore.
Il periodo di direzione è stato caratterizzato da un’iniziale sintonia con il Consiglio di Indirizzo della Fondazione Scuole Civiche di Milano, Fondazione di partecipazione il cui unico socio è il Comune di Milano che dal 2000 gestisce la Paolo Grassi e altre tre scuole milanesi (Scuola di Cinema, Scuola di Musica e Scuola di Lingue), ma con il passare del tempo sono cresciute le tensioni con la Direzione Generale della Fondazione anche a causa di tagli del budget in corso d’anno, di divergenze sulle regole di autofinanziamento e dello scarso riconoscimento della specificità e di quell’autonomia che da statuto è attribuita ai direttori delle Scuole.
Il 14 luglio i docenti scrivono una lettera alla Direzione della Fondazione denunciando una situazione di forte difficoltà causata dall’assenza di indicazioni sul budget per l’anno successivo che determina l’impossibilità di sviluppare una programmazione. A questa lettera non fa seguito nessuna risposta.
La non riconferma di Schmidt da parte del Consiglio di Indirizzo della Fondazione non viene argomentata e non vengono fornite motivazioni ufficiali. Intanto la sera stessa del 20 luglio viene pubblicato il nuovo bando di direzione che prevede tempi inconciliabili con la programmazione e l’avvio dell’anno scolastico 2009-10.
Docenti e studenti si mobilitano fin da subito con due comunicati del 23 luglio in cui esprimono il loro dissenso in merito alla scelta della Fondazione, la loro preoccupazione per l’anno che sta per partire e chiedono a Maurizio Schmidt di partecipare al bando ricandidandosi. Questo appello viene firmato da una parte consistente del panorama teatrale e culturale italiano.
Il 30 luglio viene nominato il nuovo Consiglio di Indirizzo della Fondazione, uno solo dei consiglieri uscenti, dottor Giacinto Sarubbi, è rinominato e il nuovo presidente è il dottor Umberto Paolucci.
Il 7 settembre si chiude il bando e gli allievi della Scuola sostengono la candidatura di Schmidt con una giornata di mobilitazione che vede due presidi: uno davanti alla sede della Fondazione e uno davanti a Palazzo Marino. In questa occasione l’Assessore alla Cultura Finazzer Flory afferma che le voci degli allievi vanno ascoltate.





Intanto dal 1° settembre la Direttrice Vicaria della Fondazione, dottoressa Anna Fellegara assume il ruolo di Direttrice ad interim della Scuola Paolo Grassi e della Scuola di Cinema e Televisione, anch’essa in attesa di un nuovo direttore. Senza una comunicazione ufficiale viene nominato coordinatore didattico della Scuola Gaetano Sansone, già docente della Scuola di Cinema. Sansone risulta però allo stesso tempo candidato alla direzione della Paolo Grassi, si crea così un conflitto di interesse che la Fondazione non si pone il problema di risolvere. Gli studenti non riconoscono il ruolo di Sansone e auto-organizzano il Festival delle Pre-Occupazioni in cui una serie di ospiti di rilievo del panorama teatrale si alternano in serate di spettacolo e di dibattito a sostegno della causa perorata dagli allievi.
Per la prima volta dopo anni si tiene un’assemblea congiunta dei docenti della Paolo Grassi, della Scuola di Musica e di quella di Cinema (tre delle quattro scuole sotto il cappello della Fondazione) che vede interventi puntuali e critici sugli aspetti di bilancio, di statuto e di gestione della Fondazione e prospetta una possibile azione sindacale.



Il 5 ottobre il Consiglio di Indirizzo invalida il bando dicendo che nessuno dei binomi candidato-progetto risulta soddisfacente. A questo punto viene nominato direttore ad interim della Scuola il dottor Antongiulio Bua, Direttore Generale della Fondazione da poco rientrato dopo alcuni anni di aspettativa.
La dottoressa Fellegara rientra in sede senza incarichi specifici e dopo mesi di assoluto protagonismo, come in una commedia mal riuscita, esce improvvisamente di scena. Ci chiediamo se questo non rappresenti un’insoddisfazione della Fondazione per come l’ormai ex Direttrice Vicaria ha gestito (e contribuito a generare???) la complicata situazione della Paolo Grassi.
Emergono da questo momento posizioni divergenti all’interno del corpo docenti: c’è chi è convinto che si debba dare battaglia e chi che si debba collaborare per salvare il salvabile.
Gli allievi non si arrendono e organizzano il funerale di Paolo Grassi attraversando la città con un corteo funebre e facendo sentire la loro presenza fuori da Palazzo Marino e dal Piccolo Teatro (guarda il video: http://www.youtube.com/watch?v=jYnZrQkhZMg ).



Il dottor Bua convoca i consigli di corso solamente con gli insegnanti a contratto a tempo indeterminato, una minoranza nel corpo docenti, escludendo così gli altri dalla programmazione e prova a trovare delle soluzioni con i coordinatori dei diversi corsi.
Gli allievi si rifiutano di andare a lezione fino a quando non è garantita una programmazione per tutti i corsi e ottengono che il III anno sia programmato da Schmidt in continuità con il suo progetto didattico.
La Scuola riparte a singhiozzo, con una programmazione mutilata e disorganica, e alcuni docenti vengono assunti a tempo indeterminato. Intanto il Consiglio Comunale, tramite le Commissioni, discute in due sedute sul caso Paolo Grassi, il 13 ottobre, e sullo stato della Fondazione, il 21 ottobre. In questa sede arrivano dure critiche da una parte della maggioranza e dall’opposizione sull’operato della Fondazione, sulla decisione di non rinominare Schmidt e sulla scelta di invalidate il bando di settembre bloccando di fatto la Scuola.
Ora tutti sono in attesa del nuovo bando di direzione i cui tempi non sono ancora stati chiariti, i docenti provano a rimettere in moto la didattica e gli allievi vigilano sulla qualità dell’offerta formativa. C’è un clima di attesa per una storia che non è ancora finita…

>>> e quindi?

Questi non sono i fatti, questa è una versione dei fatti, quella che riconosco, quella che inquadro senza difficoltà in un contesto diffuso di vandalismo culturale, come l’ha definito Chance il giardiniere.
Come dimostra la teoria delle broken windows di James Q. Wilson, se in un quartiere ci sono edifici abbandonati e le strade sono poco curate si moltiplicheranno gli atti vandalici, perché degrado chiama degrado.
Così oggi, in questo contesto politico e culturale, vale tutto, niente va troppo oltre, nessun danno sembra eccessivo. Tutto si giustifica e si dimentica.
La risposta che la Paolo Grassi ha messo in campo, sostenuta dal sistema teatrale, è la difesa di un modello virtuoso. Difficile parlare di vittoria o di sconfitta, più facile pensare ad un conflitto complesso, una guerriglia di senso, in gioco c’è la capacità della forma teatrale di interloquire a livello formativo, produttivo e comunicativo, con la società della globalizzazione, dell’Europa unita, di internet, delle migrazioni, dei film piratati, dell’India e della Cina, del terrorismo, della crisi economica, dei contratti a progetto, delle serie televisive, dei centri commerciali, dei social network, della tv satellitare, dei nuovi poveri, della cocaina, dell’influenza, della velocità…

Non so cosa succederà ora. So che la Scuola aspetta un nuovo direttore e quello di cui ha bisogno non è pensiero addomesticato ma una persona autonoma di altro profilo che sappia arare a fondo questo terreno che ha assorbito una notevole dose di pesticidi. Nulla è concluso, gli eventi di questi mesi per quanto gravi e frustranti sono relativi, parziali. Così come questo periodo di decadenza politica, economica, sociale e culturale non è assoluto ma ovunque ci sono germogli che lasciano intravedere un superamento del buio. Il punto non è avere fede o meno in questi germogli, ma prendere la parola.



>>> approfondimenti

Vi proponiamo di seguito alcuni materiali di approfondimento sulla vicenda:
- una ricostruzione più estesa e dettagliata degli avvenimenti occorsi tra luglio 2009 e novembre 2009
- una serie di interviste ad alcuni dei protagonisti di questa vicenda.


UNA RICOSTRUZIONE DETTAGLIATA

>>> la direzione Schmidt

Maurizio Schmidt è stato direttore della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi per circa due anni.
Quello che ha fatto, nella sostanza, è stato aprire la Scuola all’esterno, mettere in contatto gli allievi in formazione con il mondo reale di modo che, con la tutela della Scuola, si confrontassero con un pubblico vero, con una situazione produttiva vera, nei centri e nelle periferie della città e del sistema teatrale. L’allievo lavora sulle tecniche, le acquisisce, le testa in contesti interni ed esterni, si mette in gioco, si confronta con se stesso e con gli altri e viene infine supportato nell’inserimento nel mondo del lavoro.
La Paolo Grassi ha potuto così praticare un’importante innovazione didattica diventando allo stesso tempo punto di riferimento culturale.
Per fare questo la Direzione si era dotata di un Ufficio Innovazione e Sviluppo, diretto da Mimma Gallina, con il compito di sviluppare e organizzare tutti quei progetti didattici che travalicavano le aule ricercando anche i finanziamenti di modo che questi progetti non gravassero sul bilancio della Scuola, della Fondazione Scuole Civiche di Milano, dentro cui si situa la Scuola, e del Comune di Milano, da otto anni unico socio della Fondazione SCM.
Da settembre 2008 si assiste a mesi di forte tensione tra la Direzione della Scuola e la Fondazione durante i quali il budget della Scuola viene ridotto in corso d’anno e vengono rimesse in discussione alcune regole di gestione e di autofinanziamento.

>>> la non riconferma di Schmidt

Il 20 luglio 2009 il Direttore Maurizio Schmidt riceve dalla Fondazione SCM la comunicazione telefonica che il CDI (Consiglio di Indirizzo), in scadenza e che aspetta da mesi un rinnovo che notizie informali danno per molto imminente, ha deciso di non riconfermare il suo incarico di Direzione.
La sera stessa sul sito della Fondazione SCM compare il nuovo bando di direzione, evidentemente preparato in precedenza, insieme a quello per la direzione della Scuola di Cinema, Televisione e Nuovi Media che vive una situazione totalmente diversa in cui il direttore è da tempo concorde e preparato al cambio.

>>> 23 luglio_nasce il comitato difendiamolaPaoloGrassi



Il 23 luglio i docenti e gli allievi si ritrovano in assemblea per capire come affrontare la situazione.
Il fulmine non arriva a ciel sereno, già il 14 luglio i docenti chiedono, con comunicazione scritta, un incontro al CDI della Fondazione SCM per discutere della situazione di tensione e confusione. La richiesta non riceverà mai risposta.
Il 23 luglio i docenti con un comunicato rivolto al Sindaco, agli Assessori, agli organi della Fondazione, diffuso anche a stampa e operatori, affermano, tra l’altro, che:

”La scelta, operata da un consiglio di amministrazione scaduto da diversi mesi, di interrompere il percorso pedagogico e culturale avviato con successo da Maurizio Schmidt - anche in continuità con l’operato del direttore precedente, Massimo Navone - e di farlo con questi tempi e modi, rivela una totale insensibilità e scarsa consapevolezza delle necessità didattiche e operative della Scuola…” (forti preoccupazioni in proposito erano già state espresse per iscritto dal Consiglio di Dipartimento in data14/7). Il senso stesso del “bando” è inoltre compromesso dalla durata dell’incarico prospettato: una sola annualità. Il rinnovo o la revoca di anno in anno degli incarichi costituisce del resto una delle pratiche discutibili che caratterizzano l’operato della Fondazione Scuole Civiche…”

“…La specificità della Paolo Grassi è sempre stata quella di integrare una didattica avanzata e applicata a diverse professionalità con la testimonianza culturale nella città e una presenza attiva nel sistema teatrale, finalizzata alla ricerca e al rinnovamento generazionale. L’attività degli ultimi due anni – il periodo di direzione di Schmidt – ha accentuato positivamente queste caratteristiche (didattiche, pedagogiche, culturali e di ricerca), allargando l’offerta formativa e le collaborazioni cittadine, nazionali e internazionali tanto in collegamento con l’attività didattica che attraverso progetti speciali. Negli ultimi anni la Paolo Grassi ha aumentato in conseguenza le esperienze, le opportunità e la stessa visibilità degli studenti. A fianco dei corsi per attori, registi, drammaturghi, organizzatori, tecnici della scena e performer di teatrodanza si sono sviluppate innovative iniziative di formazione continua avanzata per professionisti, Questa linea di lavoro ha portato a concretizzare una rete diffusa di collaborazioni…”

“…Nei due anni di gestione del direttore Schmidt, fiancheggiato da un ufficio sviluppo creato ad hoc, sono stati reperiti a livello pubblico e privato e attraverso l’iscrizioni ai nuovi corsi, risorse straordinarie per c.ca € 475.000,00 (cui vanno aggiunti i costi direttamente assunti dalle organizzazioni collaboranti), oltre ad altri € 245.000,00 c.ca proiettati sul prossimo anno accademico (se i progetti potranno proseguire), per un totale di € 720.000,00 (…) La strada dell’autofinanziamento oltre ad essere auspicata dall’identità delle Scuole Civiche di Milano in quanto Fondazione “di Partecipazione”, risulta obbligata in collegamento con la contrazione dei contributi comunali in atto.
A fronte di risultati di tale positività appare a maggior ragione incomprensibile la scelta di FSC che interrompe questo percorso. Docenti, non docenti e studenti presenti all’assemblea auto-convocata, hanno conseguentemente chiesto a Maurizio Schmidt di ricandidarsi alla direzione della Scuola, riproponendo un progetto che è in fase avanzata ed è fortemente condiviso. Si riservano parallelamente di mettere in atto tutte le opportune iniziative di appoggio e diffusione della sua candidature a delle posizioni espresse.”


Gli studenti, sempre il 23 luglio comunicano pubblicamente che:

“..ci sentiamo in dovere di dimostrare il nostro dissenso non accettando la decisione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Scuole Civiche Milano di interrompere la Direzione di Maurizio Schmidt.

“…Questo – di fatto – procrastina l’inizio delle lezioni e impedisce a noi studenti di essere a conoscenza delle attività che la scuola propone in futuro…”

“…L’entusiasmo, la volontà e il fermento che è nato, in particolare quest’anno, è la prova della ricerca continua di un miglioramento e della motivazione che questa Direzione ci ha saputo passare. Noi non accettiamo la decisione presa e, coinvolgendo i nostri compagni allievi, ci riserviamo di attuare ogni possibile forma di divulgazione, sensibilizzazione, contrasto e protesta…”




>>> il nuovo Consiglio di Indirizzo (meglio tardi che mai)

Il 30 luglio, una settimana dopo la decisione di non riconfermare Schmidt, viene nominato il nuovo CDI della Fondazione SCM composto da Umberto Paolucci (nominato Presidente), Maddalena di Mauro, Fabio Monti, Maurizio Salerno e Giacinto Sarubbi (già consigliere del CDI decaduto).
Da questo punto in poi, ogni responsabilità circa la decisione presa viene scaricata sul CDI scaduto, nonostante il Consigliere Sarubbi rappresenti un elemento di continuità, e quindi diventa praticamente impossibile indagare le motivazioni della non riconferma di Schmidt e discutere dell’inopportunità della tempistica scelta.

>>> io sto con Maurizio Schmidt

Tra la fine di luglio e il mese di agosto numerosi protagonisti del mondo teatrale e della cultura del nostro Paese e non solo sottoscrivono l’appello degli studenti che denuncia la situazione e chiede la riconferma di Schmidt.
L’elenco completo delle firme è disponibile sul sito www.difendiamolapaolograssi.it .
Maurizio Schmidt, sollecitato da allievi e docenti della Scuola e dal mondo teatrale, accetta di ricandidarsi e presenta un progetto di direzione che porti a regime quanto iniziato fino a quel momento.

>>> e fu settembre

Dal primo settembre Anna Fellegara, direttrice vicaria della Fondazione SCM, diventa direttrice ad interim della Scuola Paolo Grassi e della Scuola di Cinema, fino alla nomina dei nuovi direttori.
Inoltre, senza nessuna comunicazione ufficiale, viene nominato Gaetano Sansone, già insegnante della Scuola di Cinema, coordinatore didattico della Paolo Grassi con il compito di predisporre l’avvio delle attività fino all’insediamento del nuovo direttore.

>>> 7 settembre per le vie di Milano



Il 7 settembre si chiude il bando e gli allievi “accompagnano” la candidatura di Schmidt con una giornata di mobilitazione.
La giornata è articolata in tre momenti.
Alle 10.00 c’è un corteo che da piazza XXIV Maggio raggiunge la sede della Fondazione SCM dove prendono vita alcune performance degli allievi.
Alle 12.00 c’è un secondo presidio, fuori da Palazzo Marino, sede del Comune di Milano durante il quale viene messa in scena un’asta al ribasso per la svendita di attori, registi, drammaturghi, danzatori, tecnici e organizzatori…chi offre meno se ne porta a casa uno!
Gli allievi vengono ricevuti da Finazzer Flory, Assessore alla Cultura del Comune di Milano, il quale dichiara poi che le proteste degli allievi sono legittime ed è necessario tenerle in considerazione. Le sue dichiarazioni verranno riprese anche dalla stampa.

>>> il festival delle Pre-occupazione

La sera, presso la Scuola si inaugura il Festival delle Pre-occupazioni. Le serate, gestite in autonomia dagli allievi, prevedono momenti di spettacolo e di discussione. Gli ospiti che si susseguono nel corso delle serate sono Moni Ovadia, Elio De Capitani, Serena Sinigaglia, Compagnia delle Furie, Mimmo Sorrentino, Compagnia Alma Rosè, Compagnia Expoi, Arianna Scommegna, Eugenio Allegri, Renato Sarti, Daniele Milani, Paolo Rossi e la Compagnia Babygang, Lella Costa, Ottavia Piccolo e altri ancora...
Le serate sono molto partecipate, momenti intensi in cui si è percepita la solidarietà del sistema teatrale. Compagnie, singoli professionisti, nomi più o meno noti si offrono di sostenere in prima persona la protesta degli allievi. Tutti parlano di come, in modi diversi, la Paolo Grassi abbia incrociato la loro carriera professionale e abbia lasciato un segno fondamentale; parlano di futuro e di come questa Istutuzione formativa e culturale non possa essere depotenziata ma debba rimanere un punto di riferimento.

Dal comunicato stampa degli allievi sulla giornata del 7 settembre:

“…Ciò che preoccupa in modo particolare gli allievi, oltre al fatto che nel corso dell’anno scolastico che sta per iniziare si risentirà in maniera grave della ristrettezza dei tempi entro i quali un nuovo eventuale direttore si troverà ad agire, è che non ci siano per la scuola garanzie di autonomia didattica e progettuale, che il divario tra gli organi direttivi della Fondazione e chi ogni giorno lavora con passione ed impegno all’interno della Scuola stia diventando incolmabile e che la Paolo Grassi si trovi continuamente a subire decisioni calate dall’alto. Abbiamo la necessità di ottenere l’attenzione del Comune, unico socio della Fondazione SCM, del nuovo Consiglio d’Indirizzo della Fondazione (appena nominato e non responsabile della decisione presa dal precedente Consiglio) e dell’opinione pubblica, sperando si possa rimediare al più presto a questo errore…”

>>> il caso Sansone

Con la chiusura del bando viene reso pubblico che i candiati sono cinque: tra gli altri, oltre a Maurizio Schmidt, hanno presentato un progetto anche Giorgina Cantalini e Gaetano Sansone.
Si verifica una situazione per cui Gaetano Sansone è candidato alla Direzione e allo stesso tempo insediato a Scuola facente, praticamente, le funzioni di un direttore didattico, con libero accesso a documenti e contatti a disposizione di un direttore.
La situazione viene denunciata, gli allievi si rifiutano di riconoscere il ruolo di Sansone ma dalla Fondazione non si muove nulla e non viene fatto niente per risolvere questo palese conflitto di interessi.
E’ pensiero diffuso che la Fondazione avesse già individuato nella figura del professor Sansone il nuovo direttore della Paolo Grassi e che la sua nomina sia saltata a causa del passo falso, denunciato da studenti e alcuni docenti, di insediarlo prima del tempo.
Nel frattempo rientra da un’aspettativa di diversi anni, durante la quale ha ricoperto un altro incarico di Direttore di Settore per il Comune di Milano, Antongiulio Bua. Il dottor Bua è direttore della Fondazione SCM dalla sua costituzione e, per statuto, lo sarà fino al suo pensionamento.
Con questa mossa si completa il quadro di apparente rinnovamento degli organi della Fondazione di modo che nessuno possa più rispondere di quanto deciso prima di agosto 2009.
Venerdì 18 settembre si concludono le serate del Festival delle Pre-Occupazioni, l’insoddisfazione e la tensione rimangono alte; prima della pausa estiva la dottoressa Fellegara aveva assicurato che le lezioni sarebbe riprese senza intoppi il 15 di settembre ma ancora non succede nulla.

>>> i docenti

Gli unici che sembrano essere pronti, sulla linea di partenza aspettando solo il via sono i docenti del corso di Teatro Danza. Marinella Guatterini, ideatrice e coordinatrice del corso, ritiene opportuno definire fin da subito una collaborazione con la dottoressa Fellegara in modo tale da garantire la partenza dell’anno e per realizzare il progetto con il coreografo Shen Wei, a cui tiene particolarmente, e che l’anno precedente era sembrato troppo oneroso.
Questo caso di frattura nella posizione dei docenti è solamente il più eclatante. Iniziano a farsi strada atteggiamenti diversi, che si manifesteranno con il passare dei giorni, fatti più che di prese di posizione, di silenzi, di assenze, di parole di mediazione non richieste.
Questo deriva anche da un’insoddisfazione di alcuni docenti che, nonostante il progetto di direzione di Schmidt fosse ampiamente condiviso, lamentano il fatto che si sia puntato eccessivamente su relazioni e progetti esterni alla scuola non valorizzando a sufficienza i docenti interni.



>>> 22 settembre_il primo Consiglio dei docenti

Il 22 settembre la dottoressa Fellegara convoca un Consiglio dei docenti a cui partecipano anche gli studenti e il coordinatore didattico Gaetano Sansone.
In quella sede, la dottoressa Fellegara comunica che si svolgeranno regolarmente, senza esplicitare in che modo e convocando quali docenti, le audizioni per il corso attori e registi e che si sta lavorano alla pianificazione delle audizioni per gli altri corsi. Comunica inoltre l’inizio dell’anno scolastico, previsto per lunedì 28 settembre con l’avvio delle lezioni del secondo anno attori e registi e del terzo anno attori. Del terzo anno regia, del secondo e terzo anno drammaturgia ancora non si sa nulla. La direttrice ad interim conferma la nomina di Sansone a coordinatore didattico, su cui fino a quel momento non c’era stata comunicazione, e annuncia che Sansone è da considerarsi insegnante della Scuola perché ha richiesto uno spostamento da Cinema alla Paolo Grassi che è stato accordato dalla Fondazione. Fellegara non risponde però alla questione posta da alcuni insegnanti sulla duplice posizione di Sansone di candidato e coordinatore, andandosene in tutta fretta.

>>> aule deserte

Il 28 settembre gli studenti del secondo anno attori e registi e del terzo anno attori non si presentano alle lezioni. Inviano una lettera in cui spiegano le motivazioni della loro scelta.

b>Alla Dott.ssa Anna Fellegara
Al Responsabile alle attività didattiche, Prof. Gaetano Sansone
(…)
Con la seguente, comunichiamo che non parteciperemo alle lezioni per questi motivi:
• non abbiamo un direttore didattico;
• non abbiamo alcuna informazione circa la linea didattica e la programmazione dell’anno accademico 2009/2010;
• i corsi, fatta eccezione per Teatrodanza, sono attualmente privi di un coordinatore e quindi di un interlocutore;
• non sappiamo quali docenti, di ruolo e non, saranno riconfermati.
Inoltre, non iniziare le lezioni significa per noi essere solidali ai nostri compagni drammaturghi del secondo e del terzo anno e ai registi del terzo anno, per cui non è prevista nessuna programmazione a partire dal 28 settembre…”




>>> e il nuovo direttore è… nessuno!

Il 29 settembre il CDI della Fondazione si riunisce per valutare le cinque candidature e i relativi progetti scartandone due e decidendo di procedere al colloquio con Maurizio Schmidt, Gaetano Sansone e Giorgina Cantalini.
Sapendo che in quella giornata i consiglieri si sarebbero riuniti, gli allievi li invitano ad una serata/spettacolo autorganizzata dal titolo “La scuola si racconta. Noi, l’eredità progettuale di Paolo Grassi.”
L’obiettivo è quello di presentare in forma di spettacolo ai consiglieri l’idea che anima la Scuola e assaggi dei progetti sviluppati di recente. Gli allievi sono stati spinti dalle dichiarazioni di alcuni consiglieri, tra cui il presidente Paolucci, che hanno ammesso di non conoscere l’attività della Scuola.
La dottoressa Fellegara impone che in sala presenzino solamente i consiglieri della Fondazione temendo forse un pubblico confronto, in realtà gli allievi non mollano e, alla fine, il teatro sarà comunque pieno.

Lunedì 5 Ottobre il CDI si riunisce per prendere una decisione in merito alla direzione della Paolo Grassi. L’esito di questo incontro viene comunicato alla Scuola attraverso un comunicato che contemporaneamente viene mandato alla stampa:

“Inizia il nuovo anno scolastico alla Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi, dove fra pochi giorni riprenderanno a pieno regime le attività didattiche.
Prosegue L’Interim alla direzione, affidato al Direttore Generale della Fondazione Scuola Civiche di Milano, Antongiulio Bua, con il compito di predisporre un nuovo bando per l’incarico di direttore del Dipartimento.
La decisione del Consiglio di Gestione della Fondazione SCM giunge al termine della valutazione e dell’audizione delle candidature alla direzione della Scuola, pervenute dal 27 luglio al 7 settembre 2009. Al momento, questa la conclusione del Consiglio, nessun binomio candidato-progetto è stato ritenuto pienamente adeguato. Si è considerato necessario quindi aprire un nuovo bando, che sarà pubblicato in tempi brevi.
Restando ferma l’intenzione di garantire, non solo nell’immediato, il regolare funzionamento delle attività e di proseguire l’investimento sulla crescita e l’arricchimento dell’offerta formativa della Scuola, il direttore ad interim sarà supportato da un team di esperti, interni ed esterni alla Scuola, e attivare tutte le sinergia necessarie alla sua gestione…”


In sostanza bando annullato, cambio di direzione ad interim da Fellegara a Bua, team di interni ed esterni a gestire la didattica e nuovo bando non si sa quando.

>>> la gestione Bua

Qui c’è un cambio fondamentale di scenario.
Innanzitutto la palla è in mano a Bua e non più a Fellegara. Secondo non c’è più nessun esito di bando da attendere, nessun nuovo direttore all’orizzonte e la Scuola va fatta ripartire. Inoltre, i docenti, quasi tutti contrattualizzati annualmente, sono per la grande maggioranza ancora senza contratto.
Bua si dimostra una persona molto concreta, incontra privatamente gli ex coordinatori, chiede a ognuno la disponibilità a rimettere in moto il proprio corso e, in caso di eventuale rifiuto, prospetta una sostituzione con un altro docente interno o esterno.
Nessuno dei coordinatori dà una risposta definitiva e tutti decidono di confrontarsi con l’assemblea dei docenti.
Il 12 ottobre, il dottor Bua convoca docenti e allievi e comunica di aver richiesto la disponibilità agli ex coordinatori di formare un team di lavoro, inoltre richiede che il professor Massimo Navone (direttore della Scuola prima di Schmidt) sia il “coordinatore dei coordinatori”, il primus inter pares.
Gli insegnanti chiedono delucidazioni sull’eventuale ricorso a persone esterne per la programmazione della didattica e il dottor Bua risponde che si avvarrà di un consulente esterno per guidare il processo che dovrebbe portare la Scuola all’interno dell’AFAM, ovvero la trasformazione della Scuola in Università. Questo obiettivo viene proposto come urgente ma Maurizio Schmidt ribatte dicendo che l’AFAM a oggi non ha regolamento attuativo e quindi si rischia di correre verso un contenitore ancora da costruire.

>>> il Comune di Milano discute di Paolo Grassi e Fondazione

Martedì 13 ottobre la Commissione Cultura del Comune di Milano convoca il dottor Paolucci, presidente del CDI della Fondazione, e il dottor Bua per una seduta specifica sulla situazione della Paolo Grassi. Consiglieri di maggioranza e opposizione chiedono duramente le motivazioni che hanno portato alla non riconferma di Schmidt, le motivazioni della presenza di uno dei candidati, il Prof. Sansone, all’interno della Scuola in qualità di coordinatore didattico e indicano nella riconferma di Schmidt per un altro anno l’unica soluzione possibile per garantire il prestigio e la continuità didattica della Scuola.
I consiglieri Quartieri, Maiorino, Pagliarini e altri dimostrano seri dubbi sulla bontà dell’operato della Fondazione. L’onorevole Giancarlo Pagliarini dice che questo Consiglio non poteva debuttare in modo peggiore e paragona la Paolo Grassi a una Ferrari, un punto di eccellenza per Milano, e afferma che la non riconferma di Schmidt è stata come cambiare pilota a un pit stop a metà Gran Premio. Un pilota può piacere o meno, dice Pagliarini, ma comunque gli si deve lasciare finire la gara per poterlo valutare. Inoltre la decisione di annullare il nuovo bando e di mettere il dottor Bua, e non Schmidt, nel ruolo di Direttore ad interim sarebbe come mettere alla guida della Ferrari un pilota da rally, una persona che sicuramente è competente in altre materie ma che non ha idea di come si diriga una scuola di teatro.
Paolucci e Bua rispondono/non rispondono scaricando le responsabilità sul CDI precedente e sulla Direzione precedente e il tutto si risolve in un nulla di fatto.
Martedì 20 ottobre gli allievi della Scuola scendono nuovamente in piazza per il “funerale di Paolo Grassi”: in corteo, vestiti a lutto, bloccano per mezz’ora il centro di Milano portando per le strade una bara con la scritta “qui giace costretta un’idea ancora viva di scuola di teatro”. Il corteo silenzioso si conclude di fronte a Palazzo Marino e più tardi gli allievi si ritrovano fuori dal Teatro Strehler dove leggono pubblicamente la lettera che Giorgio Strehler ha scritto per la morte di Paolo Grassi.
In questa occasione viene annunciato che 58 studenti regolarmente iscritti si sono rivolti a un avvocato e stanno avviando una causa di risarcimento nei confronti della Fondazione essendo stato disatteso il patto formativo.





Mercoledì 21 ottobre le Commissioni Congiunte Formazione e Cultura del Comune di Milano ascoltano nuovamente il Presidente Paolucci, questa volta sulle problematiche generali di Fondazione Scuole Civiche.
Il dottor Paolucci annuncia la nomina di Maurizio Nichetti a direttore della Scuola di Cinema e parla di un “efficientamento” della Fondazione con tagli dei costi, soprattutto sul versante della docenza. Questo permetterebbe di investire dell’aggiornamento tecnologico e nell’ampliamento dell’offerta formativa introducendo nuovi corsi che qualifichino maggiormente le figure professionali uscenti dalle scuole della Fondazione.
Considerazioni e domande, prevalentemente da esponenti dell’opposizione, sottolineano alcune incongruenze statutarie (FSC è una fondazione “di partecipazione” il cui unico socio è il Comune) e mettono in discussione l’efficacia gestionale e i risultati economici micro, come la pessima gestione del sito web, e macro, come l’incapacità di attrarre soci privati.
Viene sottolineato che le grandi spese della Fondazione riguardano consulenze o altri interventi per cui le cifre spese non sembrano ragionevoli (ad esempio la tinteggiatura di alcune sedi).
Paolucci, rispondendo agli interventi, assicura che verrà modificato lo statuto, si tornerà quindi a un unico CDA (e non più a un CDI e a un Consiglio di Gerstione composti dalle stesse persone) e che l’incarico del Direttore Generale non sarà più illimitato nel tempo. Paolucci illustra inoltre che il principale obiettivo della Fondazione sarà quello di rendere appetibile e riuscire a vendere la propria immagine e la propria offerta formativa studiando e interfacciandosi con la concorrenza.

>>> il III anno ottiene la continuità del suo percorso

Il martedì successivo, 26 ottobre, viene presentato agli allievi il progetto didattico dei secondi anni preparato dai coordinatori che hanno accettato di collaborare con il Direttore ad interim. Gli studenti rifiutano di entrare in aula ritenendo incompleto quel progetto fino a che non venga garantita una continuità progettuale ai terzi anni; e chiedono che la programmazione dei terzi anni venga affidata al direttore uscente Maurizio Schmidt.
Mercoledì 27 ottobre il direttore generale Bua chiede a Schmidt di assumere questa responsabilità; Schmidt, pur ribadendo la sua contrarietà ad una programmazione settoriale dei corsi della scuola, accetta riservandosi 15 giorni per cercare di recuperare ciò che si può della programmazione interrotta.
Il giorno successivo il Presidente Paolucci e il Direttore Bua incontrano gli studenti, i quali accettano di iniziare le lezioni senza attendere lo scadere dei 15 giorni. Il 2 novembre inizia la scuola, con quasi due mesi di ritardo sul previsto.

>>> il nuovo responsabile Innovazione e Sviluppo

Il 4 novembre il dottor Bua nomina “responsabile dell’innovazione e sviluppo” (il ruolo per due anni è stato ricoperto da Mimma Gallina), Giorgina Cantalini, già candidata al bando di direzione conclusosi a settembre 2009, a cui spetterà il compito di rappresentare e traghettare la scuola nel sistema universitario AFAM e di organizzare il corso propedeutico per l’anno in corso.



>>> le interviste

Intervista a Patrizia Quartieri
(Consigliera di opposizione del Comune di Milano, eletta nelle liste del Partito della Rifondazione Comunista)

Quali sono le ragioni per cui il Comune di Milano, nel 2000, costituisce la Fondazione Scuole Civiche Milano e cosa pensa di questa scelta?

Nell’agosto del 2000 nasce la Fondazione SCM con la volontà di garantire maggior efficacia dei servizi offerti in un’ottica più aziendale. La Fondazione doveva prevedere sempre più una presenza di partecipanti, soggetti che sarebbero entrati nella gestione, contribuendo economicamente e permettendo al Comune di Milano di erogare meno fondi senza rinunciare al rilancio delle scuole. Fino ad oggi non c’è stato nessun partecipante, quindi rispetto a questo obiettivo l’impostazione è stata fallimentare. In compenso si è costruito un Consiglio di Amministrazione che ha succhiato fondi al Comune. La cosa poi è degenerata nel 2003 con una revisione dello statuto della Fondazione che ha eliminato il Cda e l’ha sostituito con due diversi organi: il Consiglio di Indirizzo e il Consiglio di Gestione che, guarda caso, sono formati dalle stesse persone. Inoltre c’è un direttore generale che, per statuto, è sempre rinnovabile, mentre per gli altri organi non c’è possibilità di andare oltre i due mandati. La gestione di queste scuole è tutt’altro che efficace.
Per quanto riguarda la Paolo Grassi, a fronte di una scuola che negli ultimi anni, con il Direttore Schmidt, era riuscita a rilanciarsi all’eterno, con un lavoro collegiale di tutti i docenti e gli studenti, a creare sinergie con gli altri istituti teatrali, ad andare in Europa, a diventare un luogo aperto e civile, Schmdit non è stato rinnovato. Questo la dice lunga.

La Fondazione prevede, dunque, l’ingresso di soci privati che fino a oggi non si sono visti. A fronte di questo, il contributo del Comune è cresciuto, rimasto uguale o diminuito?

Il contributo del Comune, a fronte di un periodo di vacche magre per alcuni settori, è diminuito del 10%. La Paolo Grassi è stato invece un esempio virtuoso perché ha cercato, per la prima volta, di reperire i finanziamenti necessari alle attività, e ce l’aveva anche fatta. Eppure, ripeto, anche a fronte di un bando indetto a luglio con gli esiti ai primi di settembre, che metteva in grave difficoltà la programmazione della scuola, Maurizio Schmidt non è stato rinnovato.
Questo significa non mettere in primo piano la didattica della scuola ma semplicemente rincorrere degli interessi particolari, tant’è che il tentativo sventato era quello di nominare un direttore il cui nome già girava. Adesso la scuola è praticamente commissariata, non è stato tenuto conto che gli studenti ora iniziano l’anno scolastico, non è stato tenuto conto che gli studenti avevano fatto una pre-iscrizione pensando alla continuazione di un percorso già avviato, non sono stati tenuti in conto i docenti che, insieme agli allievi, chiedevano che il direttore venisse riconfermato per quello che stava rappresentando per la scuola stessa.

Il 13 ottobre la Commissione Cultura del Comune di Milano si è riunita per discutere la situazione della Paolo Grassi, ci sono stati interventi sia da parte della maggioranza che dell’opposizione in sostegno della riconferma di Schmidt, gli allievi hanno incontrato l’Assessore Finazzer Flory il quale ha dichiarato che le voci dei ragazzi andavano tenute in considerazione, alla fine non c’è stata la volontà politica di modificare il corso delle cose, come mai?

Sono prevalse logiche che non hanno nulla a che fare con l’aspetto didattico e con una visione di scuola che Maurizio Schmidt aveva dato. E’ prevalsa la logica di far tornare le scuole della Fondazione ad essere dei lezionifici e quindi tutta questa apertura al mondo, all’Europa, alla città, queste sinergie messe in atto davano fastidio. Schmidt è stato accusato di una non oculata gestione amministrativa, in Commissione Cultura è stato chiesto più volte di entrare nel merito e dare spiegazione di queste accuse ma non è venuto fuori nulla perché credo che niente ci sia da far venir fuori. Si sta rispondendo a interessi che vanno ben al di la del bene della scuola.

Quali ripercussioni immagina per la Paolo Grassi dopo quanto è successo?

Spero che non ci sarà una diminuzione delle iscrizioni. Mi sembra che anziché un rilancio delle scuole si vada verso un’amministrazione di basso profilo. Adesso si ventila che nella Fondazione SCM entrino anche altre scuole, quindi dentro questo contenitore si vuole mettere altro senza fare prima una verifica se questo modello funziona. Questo modello non funziona assolutamente ma a chi governa la città in questo momento non interessa e il tema della qualità dell’offerta formativa non è all’ordine del giorno.
Quindi, oltre alla diminuzione delle iscrizioni, ci sarà un abbassamento della qualità dell’offerta formativa, pubblica tra l’altro, e quindi del livello di offerta culturale, di formazione, di scuola per Milano.

Quello della Paolo Grassi è un caso isolato o si inquadra in un processo nazionale di sgretolamento del patrimonio artistico e culturale del Paese?

C’è un problema forte di impoverimento del patrimonio culturale di questo paese che è funzionale a una visione di società dove meno cultura circola meglio si può governare. Penso invece che si debba rivendicare cultura, fruibile da tutti, di qualità, perché questo è un segno di democrazia. Non investire nella cultura significa far perdere democrazia a questo paese.

Intervista ad Antongiulio Bua
(Direttore ad Interim della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi dal 5 ottobre 2009 e Direttore della Fondazione Scuole Civiche di Milano dalla sua costituzione ma ritornato da un lungo periodo di aspettativa, durante il quale ricopre un’altra funzione per il Comune di Milano, a settembre 2009)

Premesso che lei non era presente in Fondazione, in quanto in aspettativa per ricoprire un altro incarico per il Comune di Milano, che idea si è fatto della decisione dello scorso Consiglio di Indirizzo (CDI) di non riconfermare Maurizio Schmidt alla direzione della Paolo Grassi?

Non è mio stile commentare mai i comportamenti del Consiglio di Indirizzo perché il mio è un ruolo gestionale, quindi non posso che prendere atto della valutazione che è stata fatta.

Che cosa pensa della decisione che è stata presa a inizio settembre 2009, e da molti criticata, di nominare il professor Gaetano Sansone coordinatore didattico della Scuola Paolo Grassi mentre era contemporaneamente candidato alla direzione della Scuola?

E’ stato del tutto ininfluente, non ha inciso sull’andamento del bando né sulle decisioni del Consiglio. Tra l’altro, alla stessa maniera è stata ammessa la partecipazione del professor Schmidt al bando e quindi sono state date le stesse possibilità a tutti i candidati.

Quindi non c’è stato un conflitto di interessi?

No, Quello che mi fa pensare è che una persona come il professor Sansone abbia voluto impegnarsi in una situazione così difficile, e abbia voluto scommettere su una scuola migliore.

Quando è stato nominato direttore ad interim, lei ha dichiarato di voler tornare al modello di Scuola dell’ultimo anno della direzione del professor Navone. Cosa cancella di questi due anni di direzione Schmidt?

Non cancello niente, ho fatto questa scelta perché è stata l’ultima direzione su cui c’è stato un consenso del CDI. Dovendo fermarmi alla gestione ho dovuto prendere atto che quando il professor Navone ha lasciato la direzione gli è stato chiesto di rimanere perché il CDI aveva sviluppato un giudizio positivo, mentre ho preso atto che la direzione del professor Schmidt non è stata riconfermata e quindi non c’è stato, da parte del CDI, un indirizzo di approvazione.
Per cui solo per questo motivo, sono ripartito dal punto che aveva lasciato condivisione negli organi di indirizzo. Le cose poi si sono sviluppate in maniera molto dialettica, si sono recuperati elementi dalla direzione di Navone e altri dalla direzione Schmidt. Per esempio i terzi corsi hanno proseguito il percorso avviato dal profesor Schmidt. I docenti dei singoli corsi hanno valutato cosa intendevano fare. L’elemento che più mi ha dato una carica è stato che i coordinatori dei corsi, che hanno gestito la programmazione, sono tutti docenti della Scuola e che la Scuola è stata gestita in modo collettivo e, intreccio per intreccio, i corsi sono stati discussi fortemente dai docenti. Riscontro una grandissima positività nel fatto che, dopo due direzioni di due importanti registi, nonostante il momento di crisi, si sono sprigionate energie che nella Scuola c’erano e che ci saranno ancora.

E’ stata appena nominata nuovo RIS, Giorgina Cantalini, già candidata al bando di direzione. Come mai questa scelta?

Il CDI aveva valutato molto positivamente il progetto della signorina Cantalini, soprattutto la parte che riguardava l’intreccio tra il coordinamento della Scuola e l’ordinamento AFAM. Come si sa, la scelta del RIS spetta al Direttore e il CDI non ha inciso. Io ho ritenuto che sul percorso dell’AFAM si dovesse intervenire con una persona competente in materia, nella logica di innovare. Credo che la creatività nasca dal confronto di persone molto diverse, credo che la stagione dei team affiatati possa essere utile per alcune proposte ma che in alcuni momenti sia utilissimo avere team divergenti. Credo che la signorina Cantalini non sia divergente ma possa darci un aiuto a confrontarci con un sistema, quello della Silvio D’Amico, di cui lei è stata studentessa, che ha sviluppato una proposta didattica diversa da quella che è stata sviluppata alla Paolo Grassi.

Con quali strumenti gestirà la Scuola in questi mesi? Di quali figure si avvarrà?

Percorreremo la strada degli Organi Collegiali. Mantenendo vivo il dibattito tra i docenti, utilizzeremo una struttura che veda fortemente coinvolti i docenti nella direzione dei corsi, i coordinatori, e i referenti di anno. Mi sono impegnato ad incontrare gli studenti una volta al mese perché credo che un contributo possa arrivare anche da parte loro e rispondo ovviamente agli indirizzi del Comune di Milano che è il nostro principale finanziatore.
Quest’anno non riusciremo a fare molte cose con le altre scuole della Fondazione ma su questo dobbiamo insistere perché il sistema delle scuole può dare un concreto vantaggio competitivo rispetto alle altre scuole.
Credo inoltre si debba anticipare al massimo la programmazione di modo che tutta l’offerta formativa del prossimo anno sia già vestita da un’attività di programmazione importante. I teatri programmano con uno o due anni di anticipo, anche noi dobbiamo programmare in anticipo, questo può farci fare un salto di qualità anche nelle proposte che facciamo alla città, al territorio alla regione.

Quali saranno i tempi del nuovo bando e dell’insediamento del nuovo direttore?

Su questo non ho elementi, come ho detto, ritengo che ci debbano essere le condizioni per cui a febbraio e marzo si possa fare la programmazione per l’anno successivo. Per cui da aprile, quando inizia la promozione dei corsi, ci sia un’idea molto organica di come sarà il prossimo anno scolastico. Le decisioni devono tener presente la necessità di dare ai direttori con anticipo l’idea di che risorse avranno a disposizione e quindi cosa dovranno programmare per l’anno successivo.

In sintesi, quali sono le indicazioni che il CDI ha dato sul futuro della Paolo Grassi?

Il CDI deciderà le linee strategiche della Fondazione nel prossimo mese. Per ora l’indicazione che ha dato, e che mi sembra forte, è che intende avere un sistema di direzione di livello importante e per questo ha definito le combinazioni candidato-progetto che sono state presentate a settembre non all’altezza di quanto si aspettavano.

Intervista a Maurizio Schmidt
(Direttore della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi dal 1° settembre 2007 al 31 agosto 2009, regista e attualmente docente della Scuola stessa)

Quali erano le tensioni tra la Direzione della Scuola e la Fondazione prima della tua non riconferma e quali sono state le cause che hanno poi portato a questo terremoto?

La risposta sarà lunga. Premetto anche che questa è una piccola storia ignobile: minuscola nelle motivazioni, gigantesca negli effetti perché è stato irresponsabile (nel senso letterale) e fuori controllo (nel senso letterale) chi ha preso le decisioni. E non si capisce niente di questa storia se non si parte dalla circostanza-cardine di tutto: il 2008-09 è stato per la Fondazione SCM un anno di vuoto di potere istituzionale.
Quindi innanzitutto ti parlo di questo. Nel luglio 2008 il Consiglio di Indirizzo che aveva scelto e accompagnato il mio progetto di direzione concludeva il proprio mandato; e lo faceva proprio rinnovandomi fiducia con il rinnovo annuale del mio incarico di direzione. Poi, settembre 2008, si aspettava a giorni la nomina del nuovo Consiglio. Tutto pronto: bando, concorrenti… ma succede una cosa incredibile, ammesso che si possa usare questo termine in Italia oggi: per un intero anno il sindaco non nominerà nessuno lasciando la Fondazione SCM (13 milioni di euro pubblici) nelle mani esclusive di un Direttore Generale che è pure “vicario” perchè tiene al caldo il posto ad un altro Direttore, che è “direttore a vita” per decisione del Comune in sede di costituzione della Fondazione, ma era in quel momento in servizio presso il settore Cimiteri. Sarà un caso: in quel vuoto di potere di indirizzo gestito solo da tecnici e funzionari arrivano tagli dell’8% del finanziamento da parte del Comune. Sono tagli ingentissimi essendo la maggior parte di quel finanziamento comunale finalizzato agli stipendi; molte male lingue giustificano questi tagli col fatto che al Comune si sono accorti dei notevoli accantonamenti di SCM: così il Comune si riprende i soldi non spesi per i dipartimenti. Debbo dire che mi stupii molto di non aver sentito volare una mosca rispetto a quei tagli, che anzi venivano definiti e applicati da tutti i tecnici come ineludibili: ma obbiettivamente capivo poco della macchina comunale, dilaniata tra Albertini e Moratti…
Poi più avanti succederà una cosa ancora più incredibile: nel momento in cui la Fondazione sarebbe stata commissariata per chiudere il bilancio (marzo 2009), viene richiamato in attività il Consiglio dismesso dichiarandolo “mai decaduto”. Cioè come a dire: dal sindaco agli assessori ai funzionari ai direttori ai revisori… tutti si sono sbagliati. Infine per concludere l’anno horribilis: viene annullato il bando per il nuovo Consiglio e riaperto un nuovo bando cui si iscrive il Consiglio prorogato per intero: il nuovo Consiglio entrerà in vigore in settembre. In questo periodo la situazione in Fondazione è strana: con un Consiglio di Indirizzo debole e diciamo in campagna elettorale e una direzione generale forte perché ha acquisito punteggio davanti alla macchina comunale che è nel panico assoluto per il deficit economico.
E’in questo periodo bizzarro di vuoto di potere, nessuno che possa interloquire con i funzionari del Comune, che si situa questa storia ignobile. Adesso posso rispondere alla prima tua domanda. Quali erano le tensioni tra Fondazione e Scuola? Nel primo anno di direzione assolutamente nessuna! Anzi: il progetto Paolo Grassi era pubblicamente portato in palmo di mano, supportato da investimenti e regole nuove ed era ritenuto trainante di tutte le attività interdipartimentali. L’Ufficio Sviluppo proposto dal progetto e ottimamente diretto da Mimma Gallina conquistava autofinanziamenti e spazi progettuali che il Consiglio riconosceva come positivi. Onestamente sarebbe stato difficile affermare il contrario.
Nel secondo anno di direzione invece il vento cambia completamente. Quelle che erano pubbliche virtù l’anno prima, diventano gravi mancanze l’anno dopo. Diventa pane quotidiano il mancato rispetto da parte della Direzione Generale dell’autonomia e della specificità della scuola. La dottoressa Fellegara che, ora si trova nella nuova, e ritengo difficile, situazione di essere vicaria a tutte le cariche dell’intera istituzione, attacca frontalmente il nuovo progetto della Paolo Grassi e il mandato ricevuto dal Consiglio scaduto. Lo stesso Consiglio viene continuamente e pubblicamente denigrato: una situazione per me imbarazzante, senza arbitro. Nelle riunioni il Direttore Generale nega i risultati dell’Ufficio Sviluppo, dichiara continuamente che quelli della Paolo Grassi sottraggono risorse agli altri dipartimenti (mentre loro “fanno i sacrifici” noi “facciamo la bella vita”): mai una parola sul fatto che le attività servono a qualificare il futuro professionale degli allievi e che sono prodotte con risorse aggiuntive da noi stessi reperite. Ma d’altra parte nelle riunioni non si parla più di pegagogia, ma del “Piano degli Obbiettivi”. Davvero una strana situazione: in una istituzione cui manca il CDA, i tecnici si mettono a prenderne le veci e a “rifondare la strategia aziendale” di modo da consegnare al nuovo CDA una istituzione riformata. A me era una situazione che non piaceva: l’ho detto e scritto. Quindi tensioni ce ne erano; ma erano dagli uffici centrali verso la Paolo Grassi, non viceversa. Quello per noi è l’anno di massima coesione della scuola intorno al progetto di rinnovamento della didattica.
Fatta questa doppia contestualizzazione posso rispondere alla seconda domanda: le cause. Esiste un evento scatenante ovviamente, ma bisognava prima esporre il contesto che lo ha ingigantito. Non è comunque insignificante, come evento: i tagli nel finanziamento comunale ripartiti sui dipartimenti dai “tecnici”, portano a una riduzione del 10% del “budget incarichi” nel pieno dell’anno scolastico in corso 08/09. Un problema gigantesco: una riduzione del budget a metà anno pone i direttori di fronte alla difficile opzione di modificare in corso d’opera l’offerta formativa, tradendo il patto formativo firmato dagli studenti e gli accordi stretti con i colleghi docenti. Di fronte a questo stato di cose, ci trovavamo comunque nella situazione di poter proteggere il nostro progetto e gli interessi degli studenti perché il fund raising dell’Ufficio Sviluppo aveva posto la Scuola con preveggenza nella situazione di poter sopportare l’evento senza traumi. Questo alla ovvia condizione che si potessero utilizzare le risorse reperite: il direttore della scuola non ha infatti portafoglio amministrativo e quando reperisce dei finanziamenti, essi vengono indirizzati alla Fondazione, la quale li gira poi al dipartimento (spesso decurtandoli delle proprie spese generali). E’ ciò che la Direzione non ha fatto in quel frangente, non riconoscendoci finanziamenti reperiti dall’Ufficio Sviluppo e vincolati ad attività di formazione di base, che quindi si sono trovate esposte alla mancanza di finanziamento. Perche? Da qui in poi la storia diventa piccola, oltreché ignobile. Questa zona della vicenda sfugge ad ogni razionalità. Posso solo fare supposizioni. Forse la Direzione, improvvisamente gratificata dei poteri di supplenza di “indirizzo”, riteneva un lusso in quel momento di difficoltà economica quelle attività di formazione, benché fossero state finanziate integralmente da fonti esterne? Ne è seguito un lungo contenzioso. Come ultimo atto del periodo di prorogatio, il Consiglio ha deciso di riconoscere una parte di quel finanziamento alla Paolo Grassi e (non all’unanimità) di lasciare il campo con l’eredità della non conferma del direttore lasciata al Direttore Vicario e al Consiglio subentrante. Una polpetta avvelenata, ben sapendo cosa sarebbe successo? Una furbata balneare per levarsi dai piedi un direttore antipatico, convinti che nessuno avrebbe avuto la forza di opporsi?
In questa storia che si pone in un tempo limite prima del primo rinnovo di CDA della storia della Fondazione SCM, nell’ultima settimana prima dell’estinzione di un consiglio che si era già estinto da un anno, prima del necessario ritorno del Direttore Generale per la scadenza dell’aspettativa… si giocano partite di tutti i tipi, ci sono appetiti personali, frustrazioni, colpi bassi non solo verso di me: l’unico membro del vecchio consiglio che ottiene la riconferma nel nuovo è il delegato alla Paolo Grassi dott. Sarubbi. E, sempre per tentare di orientarsi in questo marasma è importante tradurre la decisione nelle ricadute operative: mancata riconferma del direttore, ma soprattutto delega per un certo periodo alla Direzione Generale, per la “normalizzazione” della Paolo Grassi.
Quello che non avevo capito allora, era quanto grande fosse il conflitto istituzionale in mezzo al quale mi sono trovato con tutta la Paolo Grassi: il conflitto tra la Direzione Generale e il Consiglio della Fondazione. Ho tutte le attenuanti, perché gli organi dovrebbero essere al servizio delle istituzioni e non viceversa: la storia di questa municipalizzata chiamata a gestire con efficienza, qualità, efficacia le scuole civiche “atipiche” è purtroppo inversa, tutta al servizio delle sue burocrazie, non delle scuole. E questa è l’ultima parte della risposta. La storia è piccola e ignobile perché le sue cause sono endogene alla lotta per il potere interno della Fondazione SCM: quanto di più lontano ci sia dagli interessi dei nostri studenti, del teatro italiano inteso come sistema, quanto di più infantile ci possa essere: cercare il “potere” laddove dovrebbe abitare il “servizio”.
Non tutti sanno che dopo essere stata costituita intorno al 2000, la Fondazione ha avuto un periodo iniziale di tre anni dominati dal “padre fondatore”, il Direttore Generale; entrato però presto in conflitto con il Consiglio di nomina politica e non realizzata la “Fondazione di Partecipazione”, cui non ha mai partecipato nessuno, egli si è allontanato, pur rimanendo titolare della Direzione. E’ così seguito un secondo periodo di cinque anni in cui la Fondazione è rimasta nelle mani del Consiglio e la figura del Direttore Generale si è indebolita, rappresentata da un “Direttore Vicario”: è in questo periodo e per scelta del Consiglio che la Paolo Grassi è tornata a essere diretta da propri docenti (Navone prima, Schmidt dopo). La vicenda di questi ultimi mesi ha spianato infine la strada all’avvio di un terzo periodo con la nomina di un nuovo Consiglio più distante dai dipartimenti e il ritorno invasivo del Direttore Generale, addirittura in veste aggiunta di direttore del più importante dipartimento.
Ci si trova in SCM di fronte a due interventismi opposti: la Direzione Generale ritiene che i suoi poteri siano non solo di amministrazione, ma anche di direzione strategica e didattica. Lo statuto dice però che i direttori delle scuole hanno autonomia didattica e dipendono dal Consiglio, non dal Direttore Generale e questa tensione è continuamente frustrata dall’intervento, anche economico a favore dei dipartimenti da parte del Consiglio. Inversamente, il Consiglio ha sempre avuto l’obiettivo di controllare da vicino i dipartimenti, nei minimi particolari: in particolare, nell’ultimo periodo della mia direzione, si è arrivati alla delega di un Consigliere per ogni dipartimento: una sorta di controllore del direttore. Due interventismi non sempre dettati da fini necessariamente nobili (distribuzione di consulenze, assunzioni, prebende), non qualificati per competenze specifiche (che difettano in egual misura ad entrambi i contendenti); e in mezzo a questo fuoco incrociato, l’autonomia del dipartimenti si realizza spesso casualmente, per stallo tra controlli incrociati. Come è avvenuto nel caso del mio/nostro progetto di direzione. Non è il massimo.
Capire che il tuo spazio pedagogico si situa all’interno di uno scontro tra appetiti e che tu hai rappresentato un bastone di un Consiglio tra le ruote di una Direzione Generale; la quale toglie e distrugge quel bastone in modo incontrollato e insensibile perché è solo preoccupata del proprio potere: è triste. Agire all’interno di una struttura cui hai dato credito di onestà intellettuale e scoprire che ogni azione non è che mossa e contromossa all’interno di una lite per un infrapotere: è triste. Per tutto questo è una storia piccola: perché è senza senso per i cittadini. Per tutto questo è anche ignobile: perché insulta in se stessa i valori della pedagogia e del teatro. E i grandi esclusi sono gli unici possibili protagonisti della storia: i giovani studenti di quella che dovrebbe essere un’arte. I quali sono entrati a muso duro in questa situazione di declino istituzionale a riprendersi il proprio spazio e facendo sentire la propria voce; e costituiscono le nota positiva e di speranza di questa storia piccola piccola.

Dopo il tuo non rinnovo alla direzione della Scuola, una lunga serie di artisti e operatori del sistema culturale ha firmato un appello per la tua rinomina dimostrando che i tuoi due anni di direzione hanno riscontrato un notevole apprezzamento nel mondo teatrale, a quali elementi della tua direzione attribuisci questo risultato?

Credo all’apertura verso l’esterno e all’atmosfera che si è creata a via Salasco.
Quanto agli innumerevoli progetti di apertura, l’idea che “se si studia tra le pareti della scuola è solo per poi uscirne ed incontrare i veri spettatori”, crea un atteggiamento mentale corretto (non claustrofobico e non autoreferenziale) verso il teatro. L’indicatore fondamentale dello stato di salute di una scuola secondo me è: la curiosità dei propri allievi. Quanto all’atmosfera della scuola, le persone che hanno collaborato con noi avevano voglia di farlo proprio in virtù di questo clima di fermento e di accoglienza che si avvertiva. Una istituzione tende per sua natura alla freddezza dei rapporti: le persone che hanno gestito il progetto di sviluppo della scuola – essendone insegnanti ed ex allievi hanno aggiunto quel calore umano che rende “casa” un luogo. Infine il coinvolgimento operativo dei corsi nella progettazione e gestione degli eventi crea un clima ben diverso da quello in cui gli studenti sono fruitori di servizi gestiti dallo staff.
La dimensione internazionale ha costituito un altro ingrediente di questa atmosfera: quando coproduci eventi di formazione con altre scuole e si ospitano allievi stranieri per lunghi periodi, (o si viene ospitati all’estero), questo fatto stesso rimescola le esperienze, e rende speciale ciò che potrebbe essere curricolare. Nella scuola si è parlato in questi due anni infinitamente più spesso lingue straniere: questa babele è una ventata di realtà.
In definitiva la risposta ovvia alla tua domanda è: quando in così poco tempo la notizia di una “felicità didattica” arriva per cerchi di attenzione progressivi anche alle parti più lontane del sistema professionale di riferimento è perché è esistita nelle persone ed perciò ognuno dei 400 studenti o dei 100 insegnanti o dei 20 membri dello staff o degli innumerevoli ospiti alle varie iniziative se ne sono fatti “portatori sani”.

A settembre c’è stato un nuovo bando di direzione, a cui anche tu hai partecipato, che non ha avuto nessun esito. La motivazione ufficiale è stata che i binomi candidato-progetto non erano all’altezza delle richieste. Credi a questa giustificazione o ci vedi dei retroscena?

Ho partecipato al bando per una decisione collettiva presa da tutti i docenti e da tutti gli allievi; ci siamo detti apertamente che non lo facevamo per difendere una “poltrona”, ma un progetto condiviso, e appoggiato da qualificati settori del sistema teatrale. Il mio è stato un atto politico; personalmente (e professionalmente) sarebbe stato più gratificante e onorevole tacere e lasciare che la contraddizione creata da una decisione così intempestiva e generatrice di caos portasse alle sue conseguenze: un anno di caos e di recriminazione per il disastro. Ma mi occupo di didattica, e l’unica variabile che conta per me è la responsabilità verso gli studenti.
Innanzitutto ritengo che mi abbiano convocato per l’audizione del bando solo grazie a tutto il movimento in atto: rappresentavo “le parti sociali”. Ma l’audizione l’ho fatta ed è durata venticinque minuti; i Consiglieri non avevano neanche in mano il progetto ma la sinossi di una pagina. Fosse stato un concorso mirato a dare in tempi brevi una direzione alla scuola, di fronte a un progetto di 27 pagine costituito non da intenti, ma dalla concretezza di attività avviate, partner internazionali e finanziatori in attesa di risposte, progetti condivisi didattici in corso, azioni di corresponsabilità degli studenti nella gestione delle attività… insomma, di fronte a un progetto che sarebbe stato operativo e capace di far funzionare in armonia la scuola il giorno dopo… la cosa da fare sarebbe stata discuterne in concreto, mi sembra.
E’ uscita questa storia del binomio candidato-progetto. Sai, non dormirò per anni: sarò stato a non funzionare io, o il progetto, oppure tutti e due?
Ognuna di queste risposte è imbarazzante per il Consiglio appena estinto, che approvò il progetto e il direttore (rinnovandogli l’incarico dopo il primo anno: un abbaglio?). Ma è imbarazzante anche per il nuovo Consiglio: come fanno a conoscermi e a conoscere il progetto se vi hanno dedicato 25 minuti? Insomma: è stata una decisione salomonica, presa a priori, che permettesse di non affermare che il bando era annullato: fare quello avrebbe aperto le cateratte del controllo sulle opacità procedurali che sono state così evidenti da arrivare fino in Consiglio Comunale. “Un concorrente che è chiamato a dirigere la scuola prima della chiusura del bando? Mi chiedo in che film siamo!” ha detto il capogruppo del maggior partito di opposizione. Ce lo siamo chiesto in tanti. Fallito il tentativo di modificare la scuola con un direttore di comodo (penso fosse questo l’obbiettivo), la decisione presa è stata per la scuola la peggiore possibile: “commissariamento”. Così finisce la favola: la Direzione Generale si appropria della Paolo Grassi per un bel po’ di tempo per cambiarle i connotati. Normalizzarla. Dico in questa intervista, cosìcché resti scritto, ciò che penso: il prossimo direttore non programmerà né questo, né il prossimo anno (2010-11): se lo troverà già fatto.

La Scuola, in qualche modo, si appresta a ripartire. Che cosa ne pensi della soluzione individuata dal dottor Bua? E’ una buona mediazione? Funzionerà?

In qualche maniera funzionerà perché i nuovi che arriveranno in essa non sapranno com’era prima, ma l’essenza della Scuola fatta di intersezione dei corsi, funzione civile, apertura, nuovi linguaggi è stata lesa profondamente. Nessuno saprà più come è un scuola che è pedagogica nel suo complesso, non solo per quello che avviene in aula. Una programmazione - come quella in atto quest’anno - che divida i corsi verticalmente e orizzontalmente, alla Paolo Grassi è una bestemmia; e una scuola come quella che ci è stata prospettata (direi minacciata) non basata sul progetto artistico e didattico di direzione, ma sui bandi e l’accolita dei dipendenti come le asl e i conservatori mi deprime. La Paolo Grassi vince il record di essere un’isola felice, cui la storia del teatro ha donato una splendida atipicità (garantita da una istituzione come il Comune, che è meno impersonale del Ministero o della Regione) e vuole a tutti i costi partecipare al disastro ambientale delle altre istituzioni italiane: una grande perdita per il sistema teatrale. Mi viene da fare un paragone ecologico: il nostro mondo mira all’estinzione delle biodiversità? La Paolo Grassi era troppo atipica, farà la fine della pera cocomerina.
Entrando nel dettaglio di ciò che si vede come prologo del “nuovo regime”: se il buon giorno si vede dal mattino credo che questa sarà l‘era della “revanche” dei docenti di ruolo. E anche del corteggiamento di tutti al Direttore che, coi cordoni della borsa in mano, può fare assunzioni senza controllo di niente e di nessuno, fuori da ogni progetto e competenza didattica: cosa che ci è stato detto per dieci anni essere impossibile, assurda, contraria agli indirizzi del Comune. Penso che aver fatto dei Consigli di Corso ridicoli con due o tre insegnati, per affermare la primogenitura dei soli docenti di ruolo, non sia una mediazione, perché non c’è nessun conflitto da “mediare”. Non è mai esistito un conflitto tra docenti di ruolo e docenti a contratto: il problema è sempre stato un altro: essendo, a seconda dei corsi, una percentuale delle ore dal 50% al 70% coperte da docenti a contratto, bisogna trovare i mezzi per riconoscere la responsabilità che assumono (contratti triennali, riconoscimento delle ore non frontali, potere di indirizzo e coordinamento…?).La “mediazione” invece risolve il problema nella direzione opposta. Dall’integrazione con la scuola sono stati estromessi “simbolicamente” 85 docenti a contratto, che non hanno avuto alcuna voce in capitolo sulla programmazione. Certo la programmazione è sempre spettata al direttore quale interprete degli indirizzi della Scuola, ma non fare i Consigli di Corso con questi docenti è stato assurdo. Una programmazione fatta tra quattro gatti non poteva che portare ad un progetto gestito da quattro gatti. Ora il primo anno fa riferimento ad un certo docente di ruolo, il secondo ad un altro, il terzo ad un altro ancora: questo è un danno che la Scuola pagherà nei prossimi anni.
Credo e l’ho detto pubblicamente, che sarebbe stato più semplice chiamare il Direttore uscente a fare una relazione davanti a tutti i Consigli di Corso reali (in cui fossero rappresentate la maggior parte delle ore di lezione), ragionare su cosa andasse cambiato e poi definire i livelli di coordinamento e attuazione. Una programmazione di massima c’era già: la Direzione Generale ha voluto mostrare i muscoli e l’ha cestinata, con il risultato che sono dovuti poi venire a chiedere a quel signore inadeguato con il progetto inadeguato il favore di programmare i terzi anni. Altrimenti gli studenti non facevano partire la scuola. Altro che buona mediazione. E’ una mediazione che non avrebbe mai funzionato, senza ritornare sui propri passi.

Visto quanto successo, intravedi degli orizzonti verso cui la Fondazione vuole sospingere la Scuola?

Gli orizzonti sono quelli che risalgono a quel conflitto insanabile tra Direzione e CDI. Il Consiglio finora è sempre stato legato ai progetti dei direttori di dipartimento, gestendo il proprio ruolo quale stimolo all’attività interdipartimentale, nel rispetto della autonomia didattica dei dipartimenti come è scritto sullo Statuto. La Direzione Generale ha sempre avuto una visione piramidale e si immagina in prospettiva quale direttore unico dei quattro dipartimenti, in cui ci sono quattro delegati di questa direzione didattica centralizzata messi a gestire la programmazione didattica locale. In fondo a questa seconda strada c’è la morte delle singole scuole, per dar vita ad una nuova istituzione, un nuovo brend. Oggi ha vinto la Direzione Generale ed il nuovo Consiglio sembra allineato su una linea di strategia generale e abbandono dei dipartimenti. Vedremo quanto dura e quanti danni riusciranno a fare. Dipende anche dal contesto politico.
Il futuro? Brutto. Sarà fatto di una sempre più costrittiva condivisione con gli altri dipartimenti a costo della perdita della propria specificità. Assisteremo al tentativo di cambiare i connotati ad una scuola di teatro che, secondo loro, non è molto trendy ed è un pò desueta. Una linea di sviluppo sarà quella del cinema e sarà mortale,. Nulla contro il cinema: lo adoro; ma le competenze del cinema sono successive, non antagoniste a quelle teatrali. Il luogo per progetti del genere è la formazione avanzata (lo Studio Permanente) non i corsi di formazione di base. Assisteremo anche a un asservimento della scuola ai progetti per l’Expò e in generale a progetto funzionali alle strategie del Comune e dei suoi Assessorati. Assisteremo all’utilizzo della struttura della scuole per fare business. Assisteremo a campus e progetti di formazione propedeutica per fare business e non introdotti in linee di curricolarità integrate con i corsi di formazione di base. Nel progetto che avanza vedo soprattutto l’idea di una scuola in cui l’obiettivo sembra essere quello di ripetere le stesse lezioni tutti gli anni, rimanere uguale a se stessa, avere una curricolarità prevedibile che permetta una programmazione fatta da un computer e da un direttore-segretario. E che ritiene che la funzione di docenza in aula estingua le possibilità della pedagogia. Una Scuola che ogni tanto magari si sbizzarrisca con progetti speciali ideati dall’area progetti della Fondazione. Vedo una Scuola molto triste, molto chiusa su se stessa, in cui ogni apertura sarà determinata non da essa stessa ma dalla Fondazione.
Anche il fatto che si miri a un’assunzione a tempo indeterminato di un numero maggiore di docenti spero non sia soltanto indice della necessità di chiudere finestre di accesso alla Scuola da parte di docenti esterni; non è una buona scuola di teatro quella in cui la proporzione attuale si rovesci fino a che il 70% delle ore siano occupate da tre o quattro docenti di ruolo da qui fino al 2040. Alla Paolo Grassi la necessità di uno staff “di continuità” ha sempre permesso l’integrazione di tanti docenti provenienti dai luoghi più disparati del teatro. Spero non si torni indietro, su questo.

Quello della Paolo Grassi è un caso isolato o si inquadra in un processo nazionale di sgretolamento del patrimonio artistico e culturale del paese?

Ovviamente la seconda, mi chiedo continuamente perché e non riesco a darmi altra spiegazione se non l’ignoranza dei tecnocrati. Chi deve prendere decisioni, chi si trova nei posti di comando non ha nessuna competenza specifica. La Fondazione non capisce nulla nè di teatro, nè di cinema, nè di musica; io ho avuto chiarissime indicazioni del fatto che non comprendono dove stiano gli elementi di atipicità di quello che maneggiano. Se i livelli politici decisionali non sono specializzati rispetto a ciò su cui devono prendere decisioni, io non ne capisco la ratio, ma mi adeguo; ma se da questo livello di incompetenza, invece di innestarsi un meccanismo di fiducia verso chi ha competenza parte un meccanismo inverso e ridicolo di cercare di dare ordini in una casa che non conoscono, i politici ed i tecnocrati possono fare danni enormi. E’ quello che avviene in Italia: quindi anche alla Paolo Grassi che è in piena Italia.
Questa è una spiegazione antropologica, le spiegazioni politiche sono fin troppo semplici: in un periodo di crisi economica, chi deve creare risposte mina tutte quelle attività che non hanno un ritorno economico immediato. Si stanno facendo tagli sulla formazione, sulla scuola, sulla cultura. Eppure il teatro, come questi altri settori, è tutt’altro che un’attività non economica; forse c’è una debolezza di auto-rappresentazione di questi sistemi e c’è un pensiero diffuso per cui fondamentalmente tutto ciò che attiene alla cultura può essere spazzato via. E’ questa l’assurdità impressionante delle società ricche come la nostra che hanno raggiunto faticosamente il welfare-state grazie alla cultura occidentale e la stanno distruggendo distruggendosi il futuro perché per avidità di danaro producono le bolle speculative in borsa o giocano con i derivati.
E allora: “La casa è di chi l’abita, è un vile chi lo ignora, il tempo è dei filosofi, la terra di chi la lavora”. E’ un vecchio canto anarchico: una risposta sia alle presuntuose incompetenze della politica, che alla crisi della cultura che è in fondo distruzione del proprio territorio vitale. E’ un canto anarchico, ma sarebbe parso ragionevole a mio nonno che era monarchico.


 
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