ateatro 126.55
Re Ubu e i suoi Scarti
Il capolavoro di Alfred Jarry nella messinscena di Enrico Casale
di Anna Maria Monteverdi
 



L’Ubu Rex con la regia di Enrico Casale ha inaugurato con successo pochi mesi fa alla Spezia (con repliche aggiunte a grande richiesta nello spazio Dialma Ruggiero), in tournée grazie al meritato successo e al passaparola di coloro che l’hanno apprezzato a cui vogliamo aggiungerci.
Ci auguriamo sinceramente che qualche festival di ricerca voglia seguire e accogliere questo spettacolo di una compagnia giovane e brillante, che da alcuni anni dopo un’intensa autoformazione (portando nei propri laboratori registi e attori di rilievo come Massimiliano Civica e Cathy Marchand del Living Theatre) si sta imponendo all’attenzione di un pubblico ormai decisamente non più locale.
Riguardo a Ubu Rex, una locandina inquietante, beckettiana, ha circolato in città nelle settimane prima del debutto: una sedia vuota molto piccola, bianca su fondo nero pece e una scritta rossa. Qualcuno se ne è andato o è stato spodestato. Qualcuno c’era e non è più. Lo stato sociale, la libertà. L’ideologia, la regola. La Costituzione. E forse anche la parola, il dissenso, persino il mugugno è scomparso dalla faccia della terra. Domina un dominus, ripugnante ma ai più, tale non sembra.
In scena campeggia un riquadro nero su fondo bianco ripetuto a terra: richiamo non casuale alla prima opera, Quadrato nero del suprematista russo Malevic realizzato a cavallo della Rivoluzione del 1917, che lui voleva fosse, in un’arte votata alla non rappresentazione “l'embrione di tutte le possibilità che nel loro sviluppo acquistano una forza sorprendente”.
Nell’Ubu Rex degli Scarti in una scena nera si agitano ombre d’uomini e donne con tute nere aderenti che fanno risaltare i corpi nelle loro sgangherate azioni singole o a gruppi, sopra sedie e tavoli simulacri poveri di scranni e regge, nei gesti riprovevoli, nella loro nefandezza di comportamento.
Ubu (interpretato con grande intensità da Alessandro Cecchinelli), creatura infernale, ingorda di potere, come si sa è la maschera creata dal dissacrante e pungente pre-surrealista (o proto-dadaista come lo definisce lo storico Henri Béhar) Alfred Jarry.
Re Ubu, che si manifesta nella più classica delle sue maschere, è affiancato da una terrifica Madre Ubu (Maria Stella di Biase) un po’ vedova nera, un po’ mostruoso e disarticolato essere delle profondità.
Nei costumi e nelle contorsioni degli attori e nelle luci che accentuano all'estremo i tratti fisici dei personaggi deformati ad arte, troviamo colte citazioni dei bozzetti di Grosz per Brecht nel clima della Neue Sachlichkeit della Repubblica di Weimar. Gli attori di questa angosciante commedia nera hanno evidentemente per molti mesi scavato con perizia da archeologo dentro il proprio personaggio tirandone fuori non la caricatura e non lo stereotipo ma l’essenza. Il tema, di tremenda attualità, è il vero cancro della società: la mancanza di volontà da parte degli uomini di affrancarsi sia dal male che dal potere intesi come una diade indissolubile. Tutti sono ridotti a essere non più uomini ma schiavi volontari. E’ il triste fallimento dell’uomo condannato alla perenne prevaricazione.



Lo spettacolo ricorda nelle intenzioni non nascoste di attualizzare il testo, uno dei più politici Ubu della storia del teatro, quello di William Kentridge: nel suo Ubu Tells the Truth si palesava una dura critica sociale al governo sudafricano prima delle elezioni democratiche del 1994 in Sudafrica e prima della fondazione dell’African National Congress da parte di Nelson Mandela,
L’umanità è alla deriva perché tale vuole essere, Ubu imperversa sadico sugli umani che lo hanno votato e acclamato democraticamente. L’assunto base, il sardonico messaggio, cioè, che ogni stato ha il suo Ubu, non fa che farci riflettere su quello che è toccato a noi, qui e ora in Italia.
Ubu Rex per gli Scarti è una condanna senza appello alla falsa integrità morale, alla corruzione conclamata ma non perseguitata, alle ingiustizie legittimate e ai compromessi tollerati.
Tra parate militari e affermazioni di ingiustizia da declamare al popolo come perle di saggezza, Ubu Re e Madre Ubu ingoiano in un sol boccone le anime e i territori, perché tutto è oggetto di conquista. Gli uomini sono solo carne da macello e bolo alimentare, e sono troppi, sono tantissimi, meglio invitarli al sacrificio per una ingiusta causa, farli triturare in guerra o lasciarli in pasto agli avvoltoi di turno, Stato o Chiesa.
Nel collettivo degli Scarti c’è Enrico Casale (aka Papà Ubu, anche su Facebook) a tenere le fila di tutto, autore della ben riuscita amalgama tra personaggi veri e inventati del testo tra cui spicca uno stralunato Capitano Bordure ben interpretato da una delle anime della compagnia, Davide Faggiani, anche autore e drammaturgo del collettivo.
La bravura degli Scarti sta sia nell’aver offerto un affresco pittorico inquietante, di grandissima forza e insieme visionarietà, come fosse un tableau vivant medioevale, da Trionfo della morte, o come un quadro di Goya o Ensor, sia nel restituire la desolazione di un’umanità per nulla eroica, dedita solo all’obbedienza e al regime della mediocrità. Nel suicidio assistito del libero arbitrio e della libertà di espressione l’umanità muore in silenzio, davanti alla TV, senza boati, senza disturbare la cena di Padre UBU. Il mondo è allo sfascio e forse vale la pena raccogliere l’urlo di Peter Schuman del Bread and Puppet:

Il nostro urlo è per l'insurrezione culturale. Insurrezione contro il modo di vita presente, contro le nostre abitudini, contro il gregge di pecore che siamo diventati, contro l'educazione organizzata che trasforma le persone in pecore. Chiamiamo le persone all'insurrezione contro l'ordine capitalistico.

http://www.alessandrocorio.com/ext/uburex_colori/index.html

Teatro degli Scarti




UBU REX
da Alfred Jarry
regia Enrico Casale
in scena Alessandro Cecchinelli, Maria Stella Di Biase, Simone Biggi, Raffaele Briganti, Daniele Cappelletti, Ino Cecchinelli, Rossana Crudeli, Chiara De Carolis, Davide Faggiani, Giovanni Franceschini, Davide Ragozzini, Paolo Turini.
Scenografie Alessandro Ratti e Officina Teatro De Carolis
Datore Luci Daniele Passeri
Suono Andrea Cerri
Costumi Rossana Crudeli, Davide Faggiani
con Cristiana Suriani, Anna Vesigna, Luciana Toracca
Trucco Elisa Fialdini
Segretaria di produzione Sara Navalesi
Collaborazione artistica: Eva Babbini


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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