ateatro 51.7
Una Biennale Teatro di guerra
La lettera al consiglio d'amministrazione
di Peter Sellars
 

Cari membri del Consiglio di Amministrazione, rappresentanti della stampa e amici della Biennale di Venezia:

mi spiace di non poter essere con voi oggi. Sono onorato di essere stato invitato a curare il programma dell’anno 2003 per il settore Teatro della Biennale di Venezia.

Spero di preparare un programma che pur modesto sia memorabile, nello spirito di questi tempi di budget ridotti e crescenti aspettative, di risorse limitate e grandi speranze.

Siamo entrati nella terza settimana di una nuova guerra e nel quindicesimo giorno di bombardamenti su Bagdad. Questa guerra potrebbe diventare la prima vera "guerra mondiale": una guerra di popoli, economie, tecnologie e ideologie. Non è una semplice guerra tra nazioni, ma una guerra delle popolazioni contro i loro governi, una guerra di politiche economiche e strumenti di propaganda contro l’umanità, una guerra per l’autodeterminazione materiale e morale su un pianeta che ha fame di pace.

E’ un momento in cui da tutte le strade del mondo si leva la domanda di giustizia delle masse, nelle democrazie come nelle dittature. Ora più che mai è davanti a noi l’urgenza e la necessità di un forte atto pubblico e di una autorevole voce pubblica. Il teatro è nato per alimentare la voce pubblica e per dare senso creativo alle questioni morali che agitano la società.

Questi tempi bui chiedono alla nostra generazione più coraggio, più chiarezza e creatività di quanto non sappia già darne. Tutto ciò che sappiamo è che dobbiamo andare avanti. Come?

La Biennale di Venezia è spinta dall’urgenza del presente. E’ riconosciuta in tutto il mondo come il luogo della contemporaneità. E ciò che accade adesso nella storia e nel futuro del fare arte non ha precedenti, è sorprendente, contraddittorio e aperto all’imprevedibile. Ma, come accade in tempi di guerra, viviamo anche il ritorno, profondamente sentito, a un centro di gravità. Siamo di fronte alla difficoltà di raccontare la verità, la sua urgenza e la sua complessità. Vorremmo tanto poter trovare alternative possibili. Nel disperato bisogno di uno spazio per la riflessione, l’analisi e la compassione. Dove la bellezza diventa elemento essenziale della vita.

Il teatro è per tradizione la forma d’arte più poetica e politicamente reattiva. Il programma del teatro per la Biennale di Venezia del 2003 sarà modellato dal corso stesso degli eventi, così come il palcoscenico del mondo li rivelerà ai nostri occhi nei prossimi tre mesi. I dettagli verranno annunciati a giugno. Il programma si concentrerà su artisti che lavoreranno sulle conseguenze di una terribile distruzione, per la ricostruzione, per il risanamento, per la riconciliazione. Il programma inviterà il pubblico a condividere aree culturali diverse, rappresentate da una nuova generazione di artisti, animati da visioni del mondo anche contrastanti e congiuntamente attivi nelle più varie discipline. Ci concentreremo sulla cura, l’esorcismo, la trasformazione, il dibattito e la meraviglia, prestando il nostro orecchio agli spiriti dei morti nell’ombra e ascoltando il suono delle nostre stesse voci nella luce del giorno.


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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