ateatro 67.16
Per una lobby trasparente e trasversale
A proposito del convegno sul teatro alla Camera dei Deputati (15 marzo)
di Andrea Rustichelli
 

Caro Oliviero,
anche io sono stato al convegno Ds del 15 marzo, Quali politiche per il teatro, a proposito del quale sento ripetere spesso e volentieri che è stato un "nulla di fatto". Certamente la sua densità operativa non era particolarmente inebriante: ma credo – e vorrei sottolinearlo – che quell’occasione ha avuto il merito di rilanciare l'importanza di una sinergia tra teatranti e politica (intendo la politica che si svolge in Parlamento). È inutile, mi pare, che la comunità teatrale continui ad affidare i suoi giustificati lamenti al vento. In Francia gli "Intermittents" hanno raggiunto una buona compattezza (ma sarà sufficiente?) anche grazie all’appoggio di un sindacato forte come la CGT e di un certo numero di deputati. Da noi, finora, nulla di tutto questo è successo: la politica e lo spettacolo dal vivo si parlano molto poco e molto male.
Ebbene, come invertire la tendenza per cercare di instaurare un rapporto più proficuo tra i due versanti? Non ho, è evidente, ricette miracolose. Ma mi sembra assai necessario, innanzi tutto, assumere dei punti di riferimento affidabili in Parlamento. Ognuno può ritenere di avere i suoi, naturalmente. Per parte mia e non a caso, propongo il nome di Franca Chiaromonte – responsabile cultura Ds e organizzatrice del convegno -, firmataria con molti altri deputati dell'Ulivo di una proposta di legge sullo spettacolo dal vivo, depositata nel 2002. Lo ho scritto nel mio intervento "postumo" al convegno, chiestomi dalla stessa Chiaromonte, e lo ribadisco qui: sulla base di un’aspettativa generale sempre più pressante (di artisti, operatori e pubblico) che stenta tuttavia a trovare adeguata configurazione, sarebbe assai opportuna l’aggregazione di un vero e proprio gruppo di pressione, una lobby trasparente e trasversale che prenda a cuore la promulgazione di una legge organica sullo spettacolo dal vivo. In tal senso, un sito internet, grazie alla duttilità e alle ampie potenzialità partecipative di una community, potrebbe divenire un ponte e un luogo di dialogo tra i teatranti e i parlamentari implicati (penso pure a Giovanna Grignaffini, capogruppo Ds in Commissione Cultura alla Camera, anche lei firmataria della menzionata proposta di legge).
In conclusione, lamentare l'inutilità del convegno – e, con esso, della politica istituzionale – è un esercizio tanto facile quanto sterile: le istanze protestatarie della piazza, in mancanza di un’aspirazione interna che tenda a organizzarsi in forza politica effettiva (vedi legislativa), sono destinate a rimanere degli inutili e compiaciuti bruciori di stomaco, in cui forse qualcuno prospera (mi pare un vizio molto italiano: e anche molto di sinistra). Sulla base di queste ragioni, io non ho trovato il convegno troppo inutile: può essere, al contrario, il primo di futuri passi possibili, sempre che si abbia voglia di lavorare in vista di un futuro che ora manca. Resistendo, dunque, alle pur suadenti lusinghe retoriche del suicidio o dell’esilio. Assunti sul serio e non in modo fasullo, in effetti, l’esilio e il suicidio producono un frutto naturale e necessario, per cui nutro peraltro grande rispetto: il silenzio definitivo.


 
© copyright ateatro 2001, 2010

 
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