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U n a b o m b e r
Manifesto

 

Theodore Kaczynski, ovvero Unabomber, il più estremo dei luddisti contemporanei. Una voce in controcanto, di folle raziocinio, racconta una tecnofobia pronta al terrorismo e all'omicidio.

The most extreme of the technofobies, from the voice of the man who scared the academic and techological american world. The ultimate luddist in penny loafers?

Per gli estratti dal manifesto di Unabomber © Theodore Kaczynski

Per Theodore Kaczynski maggio è il più crudele dei mesi.
Vent’anni fa, 9.5.1978, Northwestern University, Evanston, Illinois: in un laboratorio scoppia una bomba che ferisce una guardia. È il primo dei sedici attentati che uccideranno tre persone e ne feriranno ventinove. "Le persone che vogliamo colpire sono scienziati e ingegneri, in particolare quelli che lavorano nei campi critici dell’informatica e della genetica". Le bombe sono costruite artigianalmente – i componenti sono lucidati a mano con cura maniacale – spesso riportano l’iscrizione FC: Freedom Club.
Maggio 1998: Theodore Kaczynski, ormai noto soprattutto come Unabomber, attende in carcere la sua sentenza che dovrebbe essere formulata tra pochi giorni.
Dissolvenza. Chicago, bianco e nero. "Come un personaggio di Dreiser" (Joan Didion) Kaczynski cresce in una famiglia polacca: il padre prepara salsicce, la madre si dedica a coltivare l’intelligenza precoce del figlio. Harvard: a sedici anni con una borsa di studio e una stanza nella Eliot House ("Aprile è il più crudele dei mesi").
Università di Berkeley: il rettore lo definisce "uno dei migliori venti, venticinque Phd tra gli ottocento laureati di quell’anno".
1967, autunno: Kazcynski passa indenne attraverso la rivoluzione beat. Due anni dopo, nonostante le proteste dei docenti, Kazcynski lascia l’università.
Scompare, lavora qua e là, viaggia su autobus di latta: Lincoln-Helena, Helena-Butte, Missoula-Salt Lake e da lì una puntata a Sacramento o a San Francisco. Dorme in alberghi da quattordici dollari a notte. A Sacramento, nella libreria Tower Books, gli impiegati lo soprannominano Einstein.

Nel frattempo muoiono tre persone, ventinove restano ferite: una manciata di technonerds - così Kazcynski definisce le proprie vittime.

 Nel giugno del 1995 le redazioni del New York Times e del Washington Post ricevono un pacco. Non contiene un bomba ma due risme di carta da 67 fogli, 35.000 parole, spazio singolo, titolo: Industrial Society and its Future. I due giornali devono pubblicare il testo completo entro tre mesi, in cambio Unabomber promette di porre fine agli omicidi. Se il testo dovesse venir pubblicato da Penthouse Unabomber ucciderà almeno un’altra persona.

Le redazioni dei quotidiani temporeggiano, si rivolgono all’FBI che distribuisce il manifesto a cinquantacinque professori e personalità del mondo accademico nella speranza che qualcuno riconosca un’idea, un tic stilistico, un’espressione che aiuti a rintracciare Unabomber. Per la stessa ragione i due quotidiani pubblicano estratti di 3.000 parole nel mese di agosto.

Niente di fatto. Il diciannove settembre del 1995 il Post e il Times pubblicano insieme il manifesto di Kazcynski. Una nota specifica che le redazioni pubblicano il testo su suggerimento del procuratore generale Janet Reno e dell’FBI. Il manifesto è pubblicato per "ragioni di sicurezza pubblica". Il diciotto settembre – quindi un giorno prima – nel sito internet del Time Pathfinder vengono pubblicati lunghi estratti del testo. Pochi mesi dopo la Jolly Roger Press di Berkeley lo pubblica in volume e in poche settimane si conquista un posto al sole nelle classifiche dei bestseller americani. Eccone la traduzione di alcune parti.

 

La società industriale e il suo futuro

1. La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana. Hanno aumentato la durata della vita media di chi risiede nelle nazioni "progredite", ma hanno destabilizzato la società, impoverito la vita e assoggettato l’uomo alla mancanza di dignità, contribuito a diffondere sofferenze psicologiche (e nel terzo mondo anche fisiche) e inflitto danni smisurati alla natura. Il continuo sviluppo della tecnologia peggiorerà ulteriormente la situazione. Condurrà senza dubbio a nuove e più grandi sofferenze per la razza umana, infliggerà ferite sempre più gravi alla natura. Condurrà alla distruzione del tessuto sociale e a nuove malattie psicologiche, nonché a nuove sofferenze fisiche, persino nelle nazioni "progredite".

2. Il sistema industriale tecnologico potrà sopravvivere o crollare. Se dovesse sopravvivere, POTREBBE un giorno conquistare un livello sufficientemente basso di sofferenze psicologiche e fisiche, ma ciò accadrà solo dopo un lungo e doloroso periodo di assestamento e solo dopo aver ridotto esseri umani e molti altri esseri viventi allo stato di prodotti industriali, piccoli insetti infiltrati nella macchina sociale. Inoltre, se il sistema dovesse sopravvivere, le conseguenze sarebbero inevitabili: Non esiste alcun modo per riformare o modificare il sistema così da impedirgli di deprivare gli uomini della loro dignità e autonomia.

3. Se il sistema crolla, le conseguenze saranno comunque molto dolorose. Ma più il sistema cresce e più disastrosi saranno le conseguenze della sua distruzione: quindi se deve crollare, è meglio che scompaia ora e non domani.

4. Pertanto annunciamo la rivoluzione contro il sistema industriale. Questa rivoluzione non sarà necessariamente violenta; potrà essere un cambiamento improvviso o relativamente graduale, distribuito in poche decine di anni. Non possiamo predire quello che accadrà. Ma possiamo tracciare in modo generale le direttive che dovrà seguire chi odia il sistema industriale, per preparare la strada alla rivoluzione contro quella forma di società. Non sarà una rivoluzione POLITICA. Il suo scopo non sarà rovesciare i governi ma le basi economiche e tecnologiche della società presente.

 

La perdita della libertà è inevitabile nella società industriale

114. Come spiegato nei paragrafi 65-67 e 70-73, l’uomo moderno è imbrigliato in una rete di regole e regolamenti, e il suo destino dipende dalle azioni di persone distanti e non influenzabili. Ciò non accade per caso né per colpa di qualche burocrate arrogante. Questa situazione è necessaria e inevitabile in qualsiasi società tecnologicamente avanzata. Per funzionare il sistema DEVE controllare da vicino i comportamenti umani. Sul posto di lavoro i dipendenti devono fare ciò che gli viene ordinato, altrimenti la produzione precipiterebbe nel caos. La burocrazia DEVE rispettare regole molto rigide. Il sistema sarebbe distrutto se si concedesse ai burocrati al livello più basso di operare a propria discrezione, e si creerebbero delle disparità dovute ai modi diversi in cui i burocrati applicherebbero la legge. È vero che potremmo eliminare alcune limitazioni della nostra libertà, ma in senso generale il controllo delle nostre vite da parte di grandi organizzazioni è necessario al funzionamento della società industriale e tecnologica. Ne risulta un senso di impotenza da parte dell’individuo medio. Tuttavia, si può osservare che probabilmente in futuro i divieti formali verranno sostituiti da strumenti psicologici che ci spingano a desiderare ciò di cui ha bisogno il sistema (propaganda, tecniche didattiche, programmi di salute mentale ecc.)

115. Il sistema DEVE costringere la gente a seguire stili di vita che si allontanano progressivamente dalle abitudini naturali del comportamento umano. Ad esempio, il sistema ha bisogno di scienziati, matematici e ingegneri. Non può funzionare senza di loro. Ecco perché si costringono i bambini a eccellere in quei campi. Non è normale per un adolescente passare la maggior parte del suo tempo seduto a una scrivania, assorto nello studio. Un adolescente normale vuole passare il proprio tempo allacciando contatti attivi con il mondo reale. Tra le tribù primitive ai bambini si insegnano cose in armonia con gli impulsi umani naturali. Tra gli indiani americani, ad esempio, i bambini vengono addestrati alla caccia all’aperto – proprio come piace ai più piccoli. Ma nella nostra società i ragazzi sono costretti a studiare materie tecniche, spesso disprezzate dagli stessi studenti.

116. A causa della crescente pressione che il sistema impone per modificare i comportamenti umani, si verifica un incremento graduale nel numero di persone che non possono o non voglio soddisfare le richieste della società: poveri, gang giovanili, sette, ribelli antigovernativi, terroristi ambientalisti radicali, antagonisti e vagabondi di varia specie.

117. In qualsiasi società tecnologicamente evoluta il destino dell’uomo DEVE dipendere da decisioni che lui non può affatto controllare di persona. Una società tecnologica non può essere scomposta in piccole comunità autonome poiché la produzione dipende dalla cooperazione di un vasto numero di persone e macchinari. Queste società DEVONO essere altamente organizzate e le decisioni DEVONO coinvolgere il maggior numero di individui. Quando una scelta influenza – diciamo – un milione di persone, allora ciascun individuo ha, in media, partecipato a quella decisione per una sola milionesima parte. Ciò che accade di solito è che le decisioni vengono prese da autorità pubbliche, dirigenti aziendali o specialisti tecnici. E anche quando il pubblico vota per esprimere le proprie scelte, il numero di votanti è così grande da rendere irrilevante il voto di un solo individuo. Perciò pressoché nessuno può influenzare in modo consistente le decisioni più importanti che influenzano le nostre vite. In una società industriale non esiste alcun modo per porre rimedio a questa situazione. Il sistema cerca di "risolvere" il problema con la propaganda, cercando di far credere alla gente di condividere le scelte che sono state fatte da altri. Ma anche se questa soluzione funzionasse, sarebbe profondamente umiliante per la razza umana.

118. I conservatori e altre correnti di pensiero invocano più "autonomia locale". Un tempo le comunità locali avevano davvero una certa autonomia, ma ora è sempre più difficile ottenerla poiché le comunità locali sono collegate a e dipendono da sistemi su larga scala, quali i servizi pubblici, le reti informatiche, le autostrade telematiche, i sistemi di comunicazione di massa, la sanità pubblica. Inoltre l’autonomia è ridotta dalla tecnologia che se applicata in un luogo influisce inevitabilmente anche su individui residenti in zone molto distanti. I pesticidi o i prodotti chimici utilizzati nei pressi di un fiume contaminano l’acqua a centinaia di miglia di distanza, e l’effetto serra colpisce il mondo intero.

119. Il sistema non può né vuole soddisfare i bisogni umani. Al contrario, i comportamenti umani devono essere modificati per adattarsi ai bisogni del sistema. Ciò non dipende affatto dall’ideologia politica o sociale che pretenderebbe di guidare il sistema tecnologico. È un diretta conseguenza della tecnologia, perché il sistema non sottoposto al controllo dell’ideologia, ma solo a quello della tecnologia. Naturalmente il sistema soddisfa molte esigenze umane, ma solo a patto che queste a loro volta soddisfino il sistema. Sono i bisogni del sistema ad avere priorità assoluta, non quelli dell’uomo. (…) Se i bisogni umani dovessero sostituire quelli della tecnologia, seguirebbero disordini economici, disoccupazione, carestie ecc. Il concetto di "sanità mentale" nella nostra società è in larga parte definito in base a quali comportamenti individuali soddisfino i bisogni del sistema senza dare segnali di sofferenza.

 

Gli aspetti negativi della tecnologia non possono essere separati da quelli positivi

 121. Non si può riformare la società industriale ampliando la libertà individuale poiché la tecnologia moderna è un sistema unitario in cui tutte le parti dipendono l’una dall’altra. Non ci si può liberare delle parti negative della tecnologia e conservare solo gli aspetti positivi. Prendiamo ad esempio la medicina moderna. Il progresso nelle scienze mediche dipende dai progressi della chimica, fisica, biologia, informatica e altre discipline. I trattamenti medici più sofisticati richiedono equipaggiamenti costosi e ad alta tecnologia, disponibili solo nelle società tecnologicamente più progredite ed economicamente più forti. Naturalmente non si può immaginare un progresso medico che non coinvolga un progresso del sistema tecnologico con le sue inevitabili conseguenze.

122. Anche se potessimo conservare soltanto il progresso medico senza tutto il contorno del sistema tecnologico, ci troveremmo a fronteggiare molti pericolosi inconvenienti. Supponiamo per esempio che venga scoperta una cura per il diabete. Le persone con una predisposizione genetica al diabete sopravviverebbero e sarebbero in grado di riprodursi proprio come gli individui sani. In questo modo la selezione naturale contro i geni del diabete verrebbe evitata e quei geni si diffonderebbero in tutta la popolazione. (Questa condizione in parte si è già verificata, poiché il diabete – anche se non viene curato – può essere controllato con l’uso di insulina.) Lo stesso accadrebbe con molte altre malattie, con una crescente degradazione genetica della popolazione. L’unica soluzione sarebbe una qualche forma di programma eugenetico o una ricostruzione intensiva del patrimonio genetico della razza umana: in questo modo in futuro l’uomo smetterebbe di essere una creazione del natura, del caso o di Dio (a seconda delle più diverse opinioni religiose o filosofiche), per trasformarsi in un prodotto tecnologico.

123. Se già credi che i governi più importanti interferiscano troppo con la tua vita, aspetta di vedere l’alba del giorno in cui i governi regoleranno la costituzione genetica dei tuoi figli. Le regole imposte dai governi si rifaranno inevitabilmente alla ingegneria genetica, poiché le conseguenze di un mondo libero sarebbero disastrose.

 

Strategia

180. I tecnofili ci stanno conducendo in un pericolosissimo viaggio nell’ignoto. Molte persone hanno in parte capito dove ci sta conducendo il progresso tecnologico, ma hanno un atteggiamento passivo nei suoi confronti perché credono che sia inevitabile. Noi del Freedom Club ci opponiamo a questa situazione. Crediamo che possa essere fermata. Ecco alcune indicazioni per arrestare lo sviluppo.

181. Come abbiamo spiegato nel paragrafo 166, al momento le nostre due priorità sono le azioni di disturbo e destabilizzazione della società industriale e la diffusione di un’ideologia contraria al sistema tecnologico e industriale. Solo quando il sistema sarà sufficientemente destabilizzato, sarà possibile una rivoluzione contro la tecnologia. La nostra rivoluzione sarà simile a quella francese e russa. La società francese e quella russa – per molti anni precedenti la rivoluzione – hanno mostrato evidenti segnali di debolezza e instabilità. Nello stesso tempo nacquero ideologie creatrici di una nuova visione del mondo opposta a quella più vecchia. Nel caso della rivoluzione russa i rivoluzionari si sono impegnati in modo attivo per distruggere le vecchie ideologie. Dopo aver sottoposto il sistema a una sistematica destabilizzazione (economica in Francia e militare in Russia), la rivoluzione ha avuto via libera. Ciò che noi proponiamo non si distanzia molto da queste linee generali.

182. Qualcuno potrebbe obiettare che sia la rivoluzione francese sia quella russa abbiano fallito. Ma le rivoluzioni hanno sempre due obiettivi. Uno è la distruzione di una vecchia forma di società, l’altro è la creazione di una nuova forma di società sognata dai rivoluzionari. I rivoluzionari russi e francesi hanno fallito (fortunatamente!) nella creazione della nuova forma di società a lungo desiderata; tuttavia sono riusciti a distruggere le vecchie società. Noi non nutriamo illusioni sulla possibilità di creare una nuova forma ideale di società. Il nostro obiettivo è solo la distruzione della società esistente.

183. Ma qualsiasi ideologia, per raccogliere entusiasmi, deve avere un ideale positivo oltre a quello negativo. Deve lottare PER qualcosa e non solo CONTRO qualcosa. Noi proponiamo come ideale positivo quello della Natura. O meglio, della natura SELVAGGIA: quegli aspetti della vita della Terra e degli esseri viventi che sono indipendenti dal organizzazione umana, liberi dall’interferenza dell’uomo e dal suo controllo. E nella natura selvaggia noi includiamo anche la natura umana, ovvero quegli aspetti del funzionamento dell’individuo umano che non sono soggetti alle regole delle società organizzate, ma che sono prodotti del caso, della libera volontà o di Dio (a seconda delle vostre opinioni filosofiche o religiose).

184. La Natura è il perfetto e ideale antagonista della tecnologia. La natura (che è al di fuori del potere del sistema) è l’opposto della tecnologia (che cerca di espandere ovunque la forza del sistema). Tutti sarebbero pronti ad ammettere lo splendore della natura; di sicuro la gente ne è enormemente attratta. Gli ambientalisti radicali diffondono già un'ideologia che esalta la natura e si oppone alla tecnologia. Nel nome della natura non è necessario inventare chimeriche utopie o qualsiasi altro tipo di ordine sociale. La natura si regola da sé. È una creazione spontanea che precede di molto qualsiasi società umana, e per innumerevoli secoli diverse società umane hanno saputo cooperare con la natura senza creare danni eccessivi. È solo con la rivoluzione industriale che l’impatto dell’umanità sulla natura ha iniziato a essere davvero devastante. Per alleviare la pressione a cui è sottoposta la natura non c’è bisogno di creare un sistema sociale speciale: dobbiamo semplicemente liberarci della società industriale. Naturalmente non tutti i problemi verranno risolti in questo modo. La società industriale ha danneggiato la natura in modo così radicale che ci vorrà molto tempo prima che le ferite si rimarginino. Inoltre anche le società preindustriali possono danneggiare la natura. Tuttavia liberarsi della società industriale è il primo passo da compiere. In questo modo verrebbe alleviata gran parte della pressione alla quale al momento è sottoposta la natura (inclusa la natura umana). Indipendentemente dal tipo di società che si instaurerà dopo la distruzione del sistema industriale, la maggior parte delle persone potrà vivere a più diretto contatto con la natura, perché in assenza della tecnologia avanzata l’uomo non potrà in altro modo. Per nutrirsi gli uomini dovrebbero diventare contadini o pastori o pescatori o cacciatori ecc. E, in generale, l’autonomia locale dovrebbe iniziare a crescere, perché l’assenza della tecnologia avanzata e dei mezzi di comunicazione impedirebbe a governi o ad altre grandi organizzazioni di controllare le comunità locali.

197. Molti credono che l’uomo moderno abbia troppo potere, troppa autorità sulla natura: auspicano un atteggiamento più passivo da parte della razza umana. Queste persone si esprimono in maniera poco chiara, poiché non sanno distinguere tra il potere delle GRANDI ORGANIZZAZIONI e quello degli INDIVIDUI e dei PICCOLI GRUPPI. È un errore desiderare un atteggiamento più passivo e debole, perché la gente ha bisogno del potere. L’uomo moderno come un’entità collettiva – ovvero come sistema industriale – ha un potere smisurato sulla natura, e noi (Freedom Club) ci opponiamo a questo stato. Ma gli INDIVIDUI moderni e i PICCOLI GRUPPI DI INDIVIDUI hanno ancora meno potere degli uomini primitivi. In genere la maggior parte del potere esercitato dall’uomo moderno sulla natura è nelle mani non degli individui o dei piccoli gruppi ma in quelle delle grandi organizzazioni. L’uomo moderno medio può utilizzare la tecnologia solo all’interno di margini molto ristretti e comunque sempre sotto la supervisione o il controllo del sistema. (Serve un permesso o una patente per qualsiasi applicazione tecnologica, e insieme alle patenti vengono rilasciate regole e regolamenti.) L’individuo è in possesso soltanto di quegli strumenti tecnologici che il sistema gli ha concesso. Il suo potere PERSONALE sulla natura è praticamente inesistente.

202. Sarebbe impensabile che i rivoluzionari attaccassero il sistema senza utilizzare in qualche misura la tecnologia moderna. Se non altro possono avvalersi dei mezzi di comunicazione per diffondere il proprio messaggio. Ma i rivoluzionari dovranno utilizzare la tecnologia moderna per un solo scopo: attaccare il sistema tecnologico.

203. Pensate a un alcolista seduto di fronte a una bottiglia di vino. Immaginate che cominci a parlare da solo "Il vino non è pericoloso se usato con moderazione. Anzi si dice che un poco di vino fa bene alla salute. Se bevo un solo bicchiere non è che mi fa male…" Già sapete come andrebbe a finire. Non dimenticate che la razza umana e la tecnologia sono come un alcolizzato e la sua bottiglia di vino.

 

Due tipi di tecnologia

207. Si potrebbe obiettare che la nostra rivoluzione sia destinata a fallire, poiché si crede che la tecnologia sia storicamente progredita, senza mai interrompere il proprio crescendo, e pertanto la regressione tecnologica sarebbe impossibile. Questa credenza è falsa.

208. Possiamo distinguere tra due tipi di tecnologia, che chiameremo tecnologia su scala ridotta e tecnologia industriale. La tecnologia su scala ridotta è quella che può essere utilizzata da piccole comunità senza il bisogno di assistenza esterna. La tecnologia industriale dipende da organizzazioni sociali più vaste. Non conosciamo alcun fenomeno di regressione nella tecnologia a scala ridotta. Mentre la tecnologia industriale regredisce quando crolla l’organizzazione sociale su cui si fonda. Esempi: la tecnologia su scala ridotta sopravvisse al crollo dell’impero romano perché qualsiasi bravo artigiano in qualsiasi villaggio era in grado di costruire un mulino ad acqua, qualsiasi fabbro esperto sapeva forgiare il ferro seguendo il metodo romano ecc. Al contrario la tecnologia romana a carattere industriale conobbe allora una forte regressione. Le tecniche di costruzione delle strade furono per sempre perse. Il sistema di igiene urbana venne presto dimenticato (…).

209. La tecnologia sembra perennemente in fase di crescita perché, almeno fino a uno o due secoli prima della rivoluzione industriale, gran parte degli strumenti tecnologici appartenevano alla famiglia della tecnologia su scala ridotta. Mentre dalla rivoluzione industriale in poi la tecnologia ha assunto una forma industriale.

 

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