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V a l e r i o E v a n g e l i s t i
Diario di un inquisitore

intervista di Simone Tosoni

 

Trax intervista Valerio Evangelisti, scrittore di punta della nuova SciFi italiana. Autore della saga di Nicolas Eymerich, Evangelisti racconta le avventure attraverso il tempo di un inquisitore aragonese. Figura ombrosa e ambigua, il domenicano rappresenta uno degli antieroi più inquietanti della letteratura di genere contemporanea. Disposto a ricorrere a ogni mezzo per difendere ciò che ritiene Giustizia e Verità, padre Nicolas colpisce subito il lettore per l'alterità che gli deriva dalla sua strenua intolleranza, insinuando in seguito il dubbio che tale alterità non sia che apparente.

© Trax

Trax
Come si riesce a portare al successo un'intera saga in un mercato editoriale ostile come quello italiano?
Valerio Evangelisti
Il fatto è che il mercato italiano è cambiato parecchio, negli ultimi anni. C'è stato un tempo, non molto remoto, in cui Moravia era considerato la cartina di tornasole della nostra narrativa, e tutto ciò che non si conformava a quel modello veniva considerato inutile o trascurabile. Figuriamoci la narrativa fantastica o fantascientifica. Si era creato un mercato dicotomico: chi leggeva letteratura alta (leggi Moravia & simili) non leggeva gialli o fantascienza, e viceversa. Ai primi la libreria, ai secondi l'edicola. Ma il peggio era che gli autori che si rivolgevano ai secondi, al pubblico da edicola, o si adagiavano sull'imitazione dei modelli anglosassoni di letteratura d'evasione, o cercavano di replicare Moravia nel loro campo. Risultato: la noia. Oggi le distinzioni tra serie A e serie B tendono a cadere. Merito di autori illustri come King, Ellroy e tanti altri. Merito dei nostri scrittori pulp, che non si vergognano di attingere alla letteratura di genere. Merito, soprattutto, di una società che è cambiata, e si è fatta meno provinciale.
Trax
Hai parlato di letteratura di popolare: nei tuoi romanzi accogli suggestioni provenienti dai generi letterari più disparati, dalla SciFi al giallo, dal gotico alla fantapolitica. Come classificheresti la tua saga? Quali autori sono stati importanti nella tua formazione di scrittore di genere?
VE
Non classificherei i miei romanzi in maniera troppo categorica. Credo che la letteratura di genere debba superare le etichette e contaminarsi, se vuole sopravvivere. Cherudek, per esempio, non è un romanzo di fantascienza, come alcuni dei miei precedenti, ma piuttosto un romanzo fantastico, che attinge a vari filoni della letteratura popolare.
Tra gli autori che più mi hanno influenzato metterei al primo posto Lovecraft, per la grandiosità apocalittica delle sue visioni; ma anche Sheckley e la sua critica corrosiva del presente, Dumas per l'amore per le storie complesse, Salgari e il fascino dell'avventura, Hammett (l'analisi delle classi in conflitto), Souvestre e Allain (i creatori di Fantomas: il fascino del male), ecc. Bel casino, me ne rendo conto!
Trax
Veniamo al protagonista dei tuoi romanzi. Chi è Nicolas Eymerich e perché hai scelto per la tua saga un eroe così ambiguo, per non dire decisamente cattivo?
VE
Nicolas Eymerich è un uomo che crede in ciò che fa, e non si arresta davanti a nulla pur di far trionfare la propria causa. Non è un fanatico vero e proprio, ma un personaggio determinato fino alla crudeltà, purché non sia gratuita (non è un sadico), ma conforme all'ideale che crede giusto. Soprattutto, Eymerich è un misantropo che odia il suo prossimo, e comunica con lui quasi solo attraverso la violenza. Insomma, un personaggio tormentato e complesso.
Trax
In un'intervista hai dichiarato che l'inquisitore rappresenta "un concentrato del tuo lato scuro". In quali tratti di Nicolas Eymerich troviamo il peggio di Valerio Evangelisti?
VE
Domanda delicata. Diciamo che ho degli aspetti decisamente schizoidi e asociali, che riesco a dominare attraverso l'autodisciplina. Come Eymerich detesto la folla, l'essere toccato da un estraneo, gli insetti (ho un vero terrore degli insetti). A differenza di lui sono un tipo piuttosto gioviale, che socializza volentieri. Ma in sottofondo rimane un lato oscuro che io stesso non oso esplorare, se non quando scrivo.
Trax
I tuoi romanzi si svolgono su piani temporali differenti: spesso nel presente, spesso nel futuro e costantemente nel XIV secolo. Quale peso attribuisci alla fedeltà della ricostruzione storica?
VE
Un peso notevole. Tento sempre di essere il più preciso possibile, quanto ai dettagli (ciò richiede un lavoro di preparazione molto lungo). Però, quando parlo di medioevo, non tento minimamente di adottare il modo di parlare o di pensare di quell'epoca (come hanno fatto, in maniera diversa, Umberto Eco o Ellis Peters). Le mie psicologie sono sempre psicologie moderne. In questo senso mi discosto di parecchio dalla verità storica. Però devo dire che leggendo il Directorium Inquisitorum, del vero Eymerich, vi ho ritrovato un personaggio non troppo dissimile dal mio.
Trax
Eh già, perché Eymerich era un vero inquisitore aragonese del XIV secolo. Come è avvenuto il vostro incontro? Come è cambiato il domenicano una volta finito nei tuoi romanzi?
VE
Eymerich è esistito davvero, dal 1320 al 1399. Ne trovai il nome nel libro di Italo Mereu Storia dell'intolleranza in Europa. Quel nome aveva alle mie orecchie qualcosa di tagliente, come una rasoiata: precisamente ciò che serviva al personaggio che stavo immaginando (inizialmente volevo scrivere un horror con un inquisitore come protagonista). In seguito ho raccolto sul vero Eymerich tutte le informazioni che ho trovato, e ho cercato di adattare i miei romanzi alla sua biografia. Ma, ripeto, l'Eymerich di cui scrivo è l'ombra scurissima di me stesso.
Trax
Nella costruzione delle trame utilizzi anche fonti di controinformazione, rendendo la tua una letteratura popolare e impegnata al tempo stesso. Che ruolo ha o dovrebbe avere l'impegno nella letteratura di genere e nella tua in particolare?
VE
Se per impegno si intende la stesura, sotto forma di metafora, di proclami e manifesti, non c'è nulla di più lontano dai miei interessi. Se invece si intende uno sguardo lucido e critico sulla realtà, credo che la letteratura popolare sia meglio attrezzata per adottarlo di quanto non lo sia la letteratura cosiddetta alta, che da un pezzo sembra avere completamente rinunciato ad analizzare il mondo che ci circonda. Nei miei romanzi (del resto volutamente ambigui) non si troveranno soluzioni, ma problemi sì. Chi è infastidito da questi ultimi, fa meglio a leggersi Alberto Bevilacqua o Luciano De Crescenzo. Lo scrittore che vive ai piani bassi dell'edificio letterario corrente spesso ama sporcarsi col reale. Il mio impegno nasce e si esaurisce qui.
Trax
In quale ordine sono stati scritti i capitoli della saga?
Qual è la loro successione cronologica?
VE
È la domanda che mi viene posta più spesso. Il primo romanzo che ho scritto è stato un primo abbozzo dell'attuale Cherudek, rimaneggiato infinite volte. Poi sono seguiti, nell'ordine, Le catene di Eymerich, Il corpo e il sangue di Eymerich, Nicolas Eymerich, inquisitore e Il mistero dell'inquisitore Eymerich (in origine, Le correnti di Eymerich). Ma non seguo un criterio cronologico vero e proprio.
Trax
Cosa puoi dirmi sull'originale radiofonico delle avventure di Eymerich al quale stai lavorando? Come cambia il tuo modo di scrivere? Presterai la tua voce a padre Nicolas?
VE
Sia chiaro che non presterei mai la mia voce, dallo spiccato accento bolognese e dal tono bonario, al gelido Nicolas! No, sarà un attore a interpretarlo. L'originale, che si chiamerà La scala per l'inferno, andrà in onda in novembre (credo), in 30 puntate, su Radio Rai 2 alle 8,50 del mattino. Certo ho dovuto cambiare la mia maniera di scrivere: si trattava di fare emergere le descrizioni attraverso i dialoghi, mentre i rumori avevano un peso decisivo. Comunque nel febbraio prossimo uscirà il romanzo. Non paragonabile a Cherudek, quanto a complessità, ma con una buona dose di suspense.
Trax
Una domanda d'obbligo: quali altri progetti hai per il futuro, sia a breve sia a lungo termine?
VE
Scrivere altre storie di Eymerich (infatti ne sto scrivendo una).
Trax
Un'ultima domanda, devo assolutamente togliermi una curiosità. Di cosa diavolo parla il tuo introvabile saggio Gallerie nel presente. Punks, snuffs, contras: tre studi di storia simultanea?
VE
Parla di punk, snuff e contras, e raccoglie saggi apparsi sulla rivista Il Mulino (quello sui punk mi valse i complimenti del sociologo Alberoni e dello storico inglese Hobsbawm). Il libro non è così introvabile: fino a poco tempo fa lo vendeva il Centro Multimediale Link di Bologna. Io, però, non voglio saperne nulla: ho cambiato completamente vita e interessi.

 

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