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  T o m Wa i t s
R o b e r t o B e n i g n i

Come un'anguria

 

Tom Waits and Roberto Benigni have been friends since the days they were both down by law. Apparently they spent lots of time together in Florence a few weeks ago, when Waits came to blow his lungs out in front of 7.000 people applauding for 28 minutes in a row (I swear, I was there). In this interview Waits and Benigni sit down and talk about music, dirty clothes, water mellons and their bodies are in tumult.

© Trax

Tom Waits è in concerto in Europa: canta su una pedana impolverata, imbraccia un megafono e si siede al piano. La voce sembra che venga da un posto lontanissimo, dove crescono (come si diceva a scuola) muschi e licheni: un gorgheggio catarroso che richiede anni e anni di apprendistato, sbronze, notti insonni e vestiti sporchi. A Firenze il pubblico lo applaude per 28 minuti consecutivi; il batterista, incredulo, esce per scattare un paio di foto alla gente in piedi che non smette di battere le mani. Tommy the Cat non esce nemmeno a ringraziare e la redazione di Trax si spacca: c’è chi non vuole più pubblicare questa intervista e chi invece insiste. Alla fine vincono gli interventisti. L’intervista esce: Benigni incontra Waits, il loro body è chiaramente in tumult e allora via a parlare di tutto e di niente for I scream you scream we all scream for Ice cream…

Roberto Benigni aspetta che Tom Waits gli versi il caffè.

Tom Waits:
La cosa che fa di te un grande comico e un grande attore è che hai il senso della musica in tutto quello che fai… È questo che mi piace, quando ti tiri quei colpi sulle scarpe e sulle ginocchia e sul petto…

Roberto Benigni:
Sì, sì.

TW: Quando dirigi un film, come fai a tenere insieme l’umorismo e la vita? Come fai a tenere su le ali a tutti gli uccelli?

RB: Allora secondo te dirigere un film è come volare? Come sollevare le gambe da terra?

TW: Sì. Non so come tu lo faccia, perché nei film hai a che fare con una macchina. La mia teoria sulle canzoni è che alla maggior parte non piace essere registrate, vogliono restare allo stato brado. E penso che nei film ci siano dei momenti molto umani che non vogliano essere catturati dalla cinepresa. La cinepresa è come un retino per le farfalle. Devi catturare la farfalla senza farle male.

RB: Sì. Credo che sia una sensazione giusta. Io la penso allo stesso modo. Perché quando giriamo, la cosa romantica di un film è il contrario del teatro: non lo puoi controllare. Non sai mai se è venuto bene o no. Perché è il film che sceglie cos’è bello. Quando reciti, se la troupe ride, anche se si spanciano proprio, non vuol dire che stai andando bene. In un film la troupe che ride è molto pericolosa.

TW: Allora la cinepresa dovrebbe ridere e la troupe dovrebbe stare zitta?

RB: Giusto! Mi ricordo che per Johnny Stecchino la troupe non rideva mai. Ma poi il pubblico si è spanciato. È una cosa che mi ha colpito molto. È sempre il film che ti sceglie. Non puoi dire: "Questo è un buon attore, mi piace". Io non vado mai a vedere i giornalieri con il mio direttore della fotografia, perché un film bisogna lasciarlo stare in pace fino alla fine. Come un’anguria. La apri e fai "Oh, guarda, è rossa. Ah, che bello! È rossa! È rossa!"

TW: Dicono che se dai dei colpetti su un’anguria e suona in un certo modo, vuol dire che dentro è rossa.

RB: Eggià! Io do dei colpetti alla cinepresa! Ecco, questa suona bene!

TW: Sì, è rossa. Ma mica sempre. Certe volte è andata a male. Con dentro i vermi.

RB: Che schifo!

TW: Mi sembra una buona metafora, quella dell’anguria.

RB: Sì, è fresca, dolce, molto rossa e buona. Ma è vero però che è il film a sceglierti. Succede un sacco di volte che dei pessimi attori diventino famosi. Non sono bravi, è solo che capitano nel film giusto, nell’anguria giusta. E anche la tua metafora della musica è giusta, perché la musica è come una prigione libera. Se leggi una partitura di Bach, la musica sembra come la matematica, ma se poi la ascolti, sembra completamente libera, come un’improvvisazione. Come le tue canzoni. I miei musicisti preferiti, Bach e Waits.

TW: Secondo me le canzoni migliori vengono su da sole, come le patate. Tu puoi fare tutti i piani che vuoi, ma poi devi aspettare che cresca la patata… o l’anguria, è lo stesso. Ancora caffè?

RB: Sì. Mi piace il caffè. Caffè nero. Ho un magnifico jet lag, adesso come adesso.

TW: Ti piace il jet lag?

RB Moltissimo. Il jet lag è una delle mie cose preferite al mondo. Sì. Mi sono svegliato stamattina ed erano le 4:30 e mi sentivo benissimo ma non sapevo che ora era. Credevo che ci fosse stata tipo un eclisse. Non capivo cosa stesse succedendo.

TW: È bello perdersi.

RB: Sì, perdersi in sé stessi.

TW: Perché i film e la musica sono delle spedizioni e a volte non hai la cartina. Continui ad avanzare e vai avanti parecchi giorni senza acqua né cibo. Quando sto facendo musica, io non mi cambio i vestiti per due mesi buoni.

RB: Lo sai chi faceva lo stesso? Michelangelo. Quando ha dipinto la Cappella Sistina non si è mai lavato e non si è mai cambiato, soprattutto le scarpe e le calze.

TW: Davvero?

RB: Michelangelo provò a togliersi le calze ma venne via anche la pelle insieme. Non si cambiò mai finché non ebbe finito. Faceva uno schifo pazzesco.

TW: A volte quando finisco mi tolgo i vestiti, faccio un mucchio e li brucio. Brucio tutti i miei vestiti. A volte per andare nella direzione giusta devi essere come un bambino, come uno scemo puzzone.

RB: Sì, proprio come uno scemo puzzone.

TW: Sai cosa voglio dire, no?

RB: Certo! Mi piacciono le angurie. Ma è più importante che sia io a piacere a loro. Siamo partiti da questa teoria, che sono i film a sceglierti. Sono i film a decidere se sei un grande attore.

TW: Sì. Abbiamo chiuso il cerchio.

RB: Proprio così. È come la musica di Bach.

 

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